LE UTOPIE DEL LEGAME UNIVERSALE

Dare un grado di civiltà alle grandi nazioni, comunicazione sono anche le grandi scoperte, come quella del vapore e dell'elettricità.

Genesi dell’esposizione industriale

1851 al Londra si tiene la prima grande esposizione industriale internazionale, ovvero una nuova forma di rapporti tra le nazioni tramite l'industria. L’Inghilterra è la prima nazione ad ospitare l'esposizione anche se però nel XVIII secolo la Francia ne fu la vera inventrice; le esposizioni diventarono quindi luogo di incontro.

Parigi, capitale della cultura universale

Parigi capitale del XIX secolo per la sua supremazia artistica e la grande conquista dei mercati. Nel 1911 con lo scoppio della rivoluzione contadina abbiamo l'esigenza di civilizzazione anche a livello industriale e produttivo.

Le grandi narrazioni della concordia generale

L’esposizione universale è sullo stesso piano quasi della comunicazione anche a livello umano. Nel 1851 abbiamo il primo collegamento telegrafico da parte dell'americano Hughes, nel 1893 a Chicago abbiamo la prima linea interurbana Chicago-New York, 1881 esposizione dell'elettricità, 1878 immagine animata ossia la fotografia inizia la sua epoca. 1900 trionfo del cinematografo.

Uno spazio pubblico internazionale in formazione

L’esposizione universale con il tempo diviene un luogo di concentrazione internazionale, 1870 rapporti con l'estero. All'esposizione abbiamo anche rapporti internazionali in materia di comunicazione.

1851 prima conferenza sanitaria internazionale, già nel 1848 Inghilterra si era data un ministero della sanità pubblica contro la sporcizia.

La sindrome di Buffalo Bill: lo spettacolo contagia il progresso

Dal 1900 esposizione di Parigi, queste ultime perdono il loro carattere originario divenendo invece occasione di piacere con l'unico scopo di divertimento.

Nel 1889 a fungere da promotori come guastafeste dell'esposizione furono le pittoresche attrazioni americane in particolare una: Buffalo Bill personaggio con tonalità ardenti e fantasioso.

 

 


Le utopie del legame universale

 

5. Il tempo dell’industria

L’età d’oro delle esposizioni universali si estende per tutta la seconda metà del XIX sec. L’idea portante è di dare un grado di civiltà e non solo alle diverse nazioni, anche i grandi eventi che hanno caratterizzato la nascita del vapore e dell’elettricità sono una forma di comunicazione, da qui le nuove tecniche di comunicazione nascente e l’avvento dell’associazione universale.

 

Genesi dell’esposizione industriale

Nel 1851 si tiene a Londra la prima esposizione industriale internazionale. Nel 1837 l’architetto del Palazzo di Cristallo, Paxton costituisce una nuova simbologia, simbolo di un era che si apre con la volontà di trasparenza, l’edificio si fa penetrare dalla luce. Il tema dell’esposizione è quello dell’universalità e dell’unificazione. La costruzione di vetro oltre a rappresentare la fata elettricità e la sua rete tecnica assicura anche la presenza costante della luce. Con l’esposizione internazionale abbiamo una nuova forma di rapporti tra le nazioni tramite l’industria. L’Inghilterra è la prima ad internazionalizzare la formula dell’esposizione industriale, anche se non ne è l’inventrice, infatti è nella Francia del XVIII secolo che la nuova forma di comunicazione viene concepita. La nascita della formula “Esposizione Industriale” coincide con gli scambi dell’ancien regime ovvero quei convegni-festa del commercio che avevano messo in contatto il consumatore e produttore, compratore e venditore, tramite zone di libero scambio. A partire dal XVII secolo la fiera perde importanza in Europa e la nuova economia-mondo è centrata su Amsterdam tanto che si costruisce su un mercato dei valori caratterizzato dal volume, dalla fluidità, dalla pubblicità e dalla libertà speculativa delle transizioni.

Nei limiti dell’esposizione industriale non si vende e non si compra, vi si espongono solo macchine e si cerca di promuovere l’innovazione tecnologica e di avvicinare l’industria alla società, si cerca poi di collegare il bilancio della produzione industriale nazionale quindi le esposizioni divengono un laboratori naturale.

All’inizio del secolo le esposizione industriale nazionale comprende solo quattro sezioni: arti meccaniche, arti chimiche, belle arti e tessuti, quindi abbiamo una specie di teoria dello spazio universale dove ogni settore mette in mostra la produzione di una singola nazione. Nel 1867 i promotori dell’esposizione parigina furono le Play e Chevalier; il primo concepisce la classificazione statistica che realizza con gli architetti, inoltre si fa pioniere della raccolta di informazione sulle industrie; il secondo è promotore della pubblicazione dei rapporti ufficiali sull’esposizione e ne traccia una filosofia.

Successivamente al 1870 Londra cambia le regole della formula esposizione universale organizzando invece una serie di esposizioni annuali per i vari settori dell’industria, infatti l’ultima grande esposizione industriale del XIX secolo fu quella del 1862.

 

Parigi, capitale della cultura universale

Secondo Walter Benjamin Parigi va proponendosi come capitale del XIX secolo, avendo con se una grande supremazia artistica e una grande conquista sui mercati, l’economia francese e i vari commerci all’epoca erano nelle mani di compagnie britanniche. Nel 1911 scoppia la prima rivoluzione indigena e contadina dei tempi moderni tanto che la civilizzazione penetra da qualsiasi parte e porta con sé l’industria analizzata e mezzi di fabbricazione e produzione molti rapidi.

 

Le grandi narrazioni della concordia generale

Molto ricorrente nell’immaginario delle esposizioni universali sono la pacificazione, la riconciliazione degli antagonisti sociali, l’esposizione universale condivide con la rete di comunicazione lo stesso immaginario, la stessa ricerca di un paradiso perduto della comunicazione e della comunicazione umana.

Nell’esposizione del 1851 l’americano Hughes taglia il nastro per il primo collegamento telegrafico mediante il cavo sottomarino; nel 1876 a Filadelfia in occasione del centenario dell’Indipendenza degli Stati Uniti d’America il telefono di Bell funziona per il grande pubblico per la prima volta; nel 1893 a Chicago abbiamo la prima linea interurbana Chicago – New York.

1881 esposizione dell’elettricità all’esposizione internazionale che ha come obbiettivo quello di codificare la scienza elettrica e di sondarne le prospettive.

1893 esposizione di Chicago dove abbiamo il trionfo di Edison al padiglione dell’elettricità, grande importanza lo ha l’immagine, la fotografia è in tutte le esposizioni universali; dal 1878 l’immagine animata inizia la sua epoca.

Il prassilloscopio è lui l’apparecchio che produce l’impressione del movimento, fu inventato da Reynaud.

L’esposizione parigina del 1900 vede invece il trionfo del cinematografo con i fratelli Lumiere, all’alba del XX secolo il film diviene il vero e proprio simbolo dell’universalità in quanto ha un linguaggio che tutti possono comprendere, il tempo e la distanza sono annullati dalla pellicola magica per ravvicinare i popoli del mondo. Ad un certo punto comunque il bisogno di scambi induce tutti i popoli a riavvicinarsi, Chevelier pensa che ci sia troppo pensiero dell’armonia senza curare altri aspetti di fondamentale importanza questo in un articolo che rilasciò, in cui abbiamo inoltre l’uso del treno in modo strategico.

 

Uno spazio pubblico internazionale in formazione

L’esposizione universale diviene così con il tempo un luogo di concentrazioni internazionali, in questo periodo infatti 1870 circa il contesto mondiale tende a moltiplicarsi tramite i rapporti con l’estero.

Alle esposizioni si associano i congressi per potere così regolare i rapporti internazionali in materia di comunicazione, l’unione postale comunque non era la prima istanza di regolazione della comunicazione internazionale, questa era stata preceduta dall’unione telegrafica internazionale ossia la prima organizzazione internazionale interstatale dell’età moderna.

L’esposizione universale oltre ad essere un luogo d’incontro dei delegati governativi svolge anche il ruolo di forum per i raggruppamenti più diversi. L’esposizione londinese del 1862 fa da preludio all’internazionale costituita due anni dopo con il nome di associazione internazionale dei lavoratori proprio perché vi parteciparono molte delegazioni operaie.

L’esposizione parigina del 1889 vede invece l’affermarsi della disciplina etnografica ed etnologica, questa è l’epoca delle giustificazioni della conquista coloniale, segnate dalla teoria evoluzionistica. Se l’esposizione universale è un luogo dove si forma uno spazio intorno al quale si cristallizza la paura dell’altro. Nel 1851 abbiamo la prima conferenza sanitaria internazionale con lo scopo di codificare le misure da prendere per combattere epidemie, nel 1848 l’Inghilterra si è data un ministero della sanità pubblica per la lotta alla sporcizia. Un’altra rete, quella dell’alimentazione di acqua potabile, completerà il piano di salute pubblica dei paesi industrializzati.

 

La sindrome di Buffalo Bill: lo spettacolo contagia il progresso

L’esposizione di Parigi del 1900 segna il culmine dell’ascensione delle esposizioni universali, tanto che vanno prendendo il loro carattere originario per divenire delle occasioni di piacere dove l’unico scopo è il divertimento. A Parigi nel 1900 molti stand sono dedicati alle immagini animate e all’impiego del cinerama, procedimento inventato da Grimoin – Sanson e basato su uno schermo continuo circolare, sempre all’esposizione del 1900 il pubblico ha piacere di ammirare una svariata gamma di auto; si organizzano così corse e concorsi con sfilate e celebrazioni della prima corsa automobilistica facendo così la loro comparsa le competizioni sportive, inoltre la presenza vistosa dei grandi magazzini indica non solo la tendenza alla commercializzazione ma anche la distribuzione legata al concetto di esposizione così nel 1889 a fungere da guastafeste furono le pittoresche attrazioni giunte dall’America, i muri di Parigi sono tappezzati di enormi manifesti di William Cody, detto Buffalo Bill personaggio con tonalità ardenti, straordinaria fantasia.

Spingendo così il gigantismo all’estremo e moltiplicando gli spettatori, l’esposizione di Chicago del 1893 non sarà da meno nello scalzare le fondamenta dei templi dell’industria.