RIFLESSIONI SUGLI ARGOMENTI TRATTATI
La
cosa che per eccelenza ci distingue dal resto del creato, è l' introspezione.
Così come gli altri esseri viventi siamo dotati di capacità di
movimento, di auto-ri-produzione e auto-organizzazione.
Sono queste le componenti fisiche che la vita artificiale si propone di emulare
con sistemi che per l' appunto imitano le funzioni vitali degli organismi esistenti.
Ma il vero problema è che per muoversi, organizzarsi e riprodursi occorre
un soggetto che sia in grado di compiere qualcosa da solo: "un sè
attivo".
Se al soggetto sostituiamo una macchina in grado di fare calcoli in modo automatico,
allora il gioco è fatto...abbiamo creato comunque un "punto organico
nello spazio fisico", soprattutto nel caso in cui la vita venga considerata
come informazione.
La vita del resto come potrebbe essere meglio definita? Il nostro cervello riceve
degli impulsi dal mondo esterno e poi li codifica in sensazioni facendo reagire
parti del nostro corpo di conseguenza; così un computer, riceve degli
input e di conseguenza produce degli output.
Quindi effettivamente l' informazione è la struttura della vita...è
attraverso la trasmissione dei dati, a livello genetico, che organismi monocellulari
si sono evoluti dando origine a tutte le diverse forme di vita; e vivere è
neccessariamente (per tutti gli organismi) assimilare da ogni piccola esperienza
delle informazioni utili per cercare di perpetuare la sopravvivenza del sè.
A mio parere un calcolatore (computer o robot che sia) per esser considerato
vivo, deve possedere come qualità essenziale non solo la trasmissione
di informazione continua ed automatica, ma anche il "senso" di perpetuare
il proprio stato di soggetto esistente, non solo inteso in termini di autoriproduzione,
ma soprattutto concepito come percezione interna di bisogni a cui far fronte
per poter sopravvivere (quindi desiderio di vivere ancora).
Non è difficile programmare un computer dicendogli di fare determinate
cose, ma è difficile far sì che un computer avverta la neccessità
di perpetuare il suo stato di attività (vitalità). Una soluzione
valida a questo problema che risulta piuttosto complesso, ci viene fornito dalla
Fuzzy Logic (logica sfumata) che prevede un tipo di approccio con la programmazione
di una macchina (calcolatore o robot) del tutto originale e sensazionale.
Infatti il procedimento fuzzy prevede una programmazione in cui da A si passa
a C senza fornire il dato B, evitando complicati calcoli matematici, facendo
in modo che la macchina stessa sia fautrice dei collegamenti tra un concetto
e l' altro. Questo procedimento risulta molto più fluido e meno "macchinoso"
di complicate implementazioni, e un' entità, sia essa di carne o metallo,
che dimostri di essere in grado di compiere dei ragionamenti logici per la propria
sopravvivenza, non può essere considerata che Viva. Vivere è essere
qualcosa, essere è in atto ciò che in potenza è la consapevolezza
di sè in quanto soggetto attivo; quindi nel momento in cui un organismo
artificiale sia in grado di "percepirsi" e di distinguere se stesso
come individuo unico e diverso dal mondo esterno, con il quale relaziona, a
mio parere è vivo così come io sono viva.