LA VITA ARTIFICIALE

La Vita Artificiale nella sua più completa e ambiziosa struttura globale, può essere descritta sinteticamente in sette punti fondamentali.

  1. La prima idea che descrive il concetto di vita artificiale fa riferimento alla biologia intesa non della vita reale, ma di ogni possibile forma di vita. Questo è un punto focale per individuare delle teorie davvero generali su cui poter fondare i principi evolutivi.
  2. A differenza della biologia tradizionale (fondata sull' analisi) le prospettive della vita artificiale sono quelle di sintetizzare nel calcolatore processi e comportamenti che mostrino affinità con la vita.
  3. La differenza principale tra vita artificiale e vita reale, non stà tanto nel comportamento (genuino in entrambi i casi), quanto nei diversi componenti che le caratterizza. Difatti nella vita artificiale i componenti vengono generati dall' uomo, ma i comportamenti dalla vita artificiale stessa.
  4. La vita nella sua accezione più vasta è un processo e la sua essenza non è rappresentata dalla materia, ma bensì dalla forma. Questo è molto importante per capire che occorre astrarre dalla forma materiale la logica che governa il processo perchè soltanto così è possibile ottenere la stessa logica in un diverso contesto materiale.
  5. Per mezzo del principio di programmazione bottom-up, si realizza la sintesi della vita artificiale. La programmazione bottom-up permette attraverso l' interazione, soltanto locale ed interna, di piccole unità, di ottenere un comportamento libero da pre-programmazioni e regole feree stabilite a priori. Quindi si tratta di una programmazione totalmente diversa da quella chiamata top-down dove appunto il comportamento complessivo viene deciso in ogni minimo particolare già in partenza.
  6. Nella vita artificiale, così come in quella reale, l' elaborazione dell' informazione avviene parallelamente e non sequenzialmente come nei calcolatori più comuni. Infatti accade che ogni piccola parte di una struttura lavora insieme alle parti attigue e simultaneamente ad esse.
  7. Alcuni esempi di vita artificiale dimostrano come molte unità semplici interagiscano tra loro in modo complesso. Questo è dovuto alla cosìddetta "emergenza" termine coniato per indicare l' interazione che da luogo a fenomeni di rango superiore.

In questi anni c'è stato un generale cambiamento di strategia in tutte le scienze, che ha portato a guardare con più interesse alla complessità, non più considerata un ostacolo da aggirare, prediligendo lo studio di situazioni ben delimitabili e semplici. Appare oggi chiaro, che molti fenomeni hanno senso proprio nella loro complessità, non possono avvenire in situazioni semplificate, sono il risultato di un numero enorme di interazioni locali e il fenomeno globale che ne risulta non è l'effetto delle parti che lo compongono, ma delle interazioni tra queste parti. Questo tipo di fenomeni vengono definiti non-lineari, per distinguerli da quelli lineari che sono analizzabili, le cui proprietà cioè sono date dalle parti ed ha senso studiarle isolatamente l'una dalle altre. La forza della scienza è stata, finora, proprio la sua capacità di analisi, dividere un fenomeno nelle parti che lo costituiscono per poi, una volta studiato il comportamento delle varie parti, ricomporre il fenomeno generale. Ora si riconosce che molti fenomeni sfuggono a questo tipo di analisi, ciò vale soprattutto nel campo della vita. Un organismo vivente funziona in un certo modo proprio in quanto è un'unità, scomposto nelle sue parti non è più vivente ed anche analizzare le sue parti isolatamente, senza scomporlo, non permette di comprendere il comportamento generale perché quello che lo caratterizza è proprio l'interagire delle sue parti. In realtà è solo una questione di livelli di analisi, infatti ogni fenomeno è parte di un altro più grande e può essere studiato come prodotto da processi sottostanti, a loro volta scomponibili. Si tratta di riconoscere i casi in cui ha senso parlare di fenomeni prendendoli isolatamente ed i casi in cui non ha senso, perché essenzialmente il fenomeno è prodotto delle interazioni tra le parti componenti. Questo cambio di prospettiva si è avuto prima in fisica ed in chimica, da esse si è sviluppato tutto un campo di ricerche (lo studio dei fenomeni atmosferici, dei fluidi, di stati limite della materia, di reazioni chimiche oscillanti ecc.) che ha portato a guardare in modo nuovo anche alle leggi lineari, che andavano bene per molti fenomeni, ma che si rivelano essere delle eccezioni nella normale non-linearità della realtà. C'è stato quindi un ribaltamento di prospettiva per cui le eccezioni si sono rivelate essere i fenomeni lineari, prevedibili, piuttosto che la complessità del non-lineare. E' quindi necessario passare da un atteggiamento analitico ad uno sintetico in cui, dopo aver individuato (o ipotizzato) i semplici meccanismi che regolano le interazioni locali e da cui derivano i complessi comportamenti globali, si cerca di verificare l'ipotesi sui meccanismi locali e sull'architettura generale, simulando il fenomeno in esame. Ciò, chiaramente, è possibile solo da pochi decenni, da quando cioè è stato possibile effettuare queste simulazioni al computer. Nel campo della biologia e della psicologia, si è avuta la possibilità di sintetizzare e di simulare ancora più recentemente, perché più tardi si sono avuti gli strumenti concettuali che permettevano di fare ciò. Le reti neurali e la vita artificiale offrono appunto questa possibilità. Grazie a questi nuovi strumenti, in psicologia è possibile simulare il comportamento di gruppi di neuroni e testare modelli di apprendimento e di memoria confrontandoli con quelli riscontrati nei soggetti umani. Nella biologia, ha senso chiedersi anche se la vita è possibile in sistemi che non siano basati sul carbonio e sui composti organici come li conosciamo. Ora, quindi, ci si può chiedere in modo nuovo, che cos'è la vita e cosa è essenziale ad essa. Forse il pensiero può esistere solo in organismi vivi, ma forse possono essere considerati vivi anche organismi artificiali capaci di muoversi autonomamente nell'ambiente, di perseguire i propri scopi, di apprendere dall'esperienza. Il pensiero è qualcosa di globale, che coinvolge tutto l'individuo e se ne perde il senso quando si scompone, ma proprio per questo potrebbe essere simulato in organismi sintetici dotati di corpo, mente e capaci di interagire con l'ambiente che li circonda.