Come si è già visto, il mondo mostrato in TV è spesso distorto e semplificato, vuoi per l' interpretazione (giusta o sbagliata che sia) che sta alla base delle immagini e al loro susseguirsi (vedi Giornalismo verità e Effetto realtà), vuoi per l'esigenza commerciale di spettacolarizzare gli eventi ( vedi Infotainment).
L'immaginario televisivo spesso diventa realtà non per colpa di questa o quella fiction, ma a causa di una cattiva programmazione nei palinsesti. Ancora una volta (vedi Infotainment) la logica commerciale rivela il lato negativo della nostra televisione: lo spettatore cosiddetto referenziale è alla ricerca di emozioni forti, sicurezze che solo certi programmi possono dare. Inoltre è soprattutto sullo questo tipo di spettatore che la TV commerciale specula maggiormente attraverso metodi persuasivi di ogni tipo.
Lo spettatore referenziale è portato ad avere un'idea distorta della realtà a causa dell'insistenza con cui vengono proposti alcuni generi televisivi. Prendiamo per esempio le soap-opera: se venisse messa in onda una sola telenovela, essa potrebbe essere considerata come fiction immaginaria, esattamente come un film dell'orrore o di fantascienza. Se però trasmettiamo contemporaneamente su altri canali e in diversi orari altre telenovelas, allora il gioco, il divertimento, l'immaginario televisivo rischiano di distorcersi in immagine reale dello spettatore affezionato. L'ambiguità nasce nel momento in cui, attraverso sottili meccanismi cognitivi, la fiction si presenta come realtà, come specchio fedele dell'aldiqua.
Le soap e le seat-com diventano la realtà del telespettatore. I personaggi delle telenovelas si affacciano ogni giorno dalla finestra che il monitor apre nelle nostre case. Si parla di tv prossemica. L'assidua frequentazione di certi programmi rende quest'ultimi parte della nostra vita. Quante volte sentiamo parlare negli autobus, sul posto di lavoro di quanto Ridge sia indeciso rispetto al suo amore per Taylor?
Gli spettatori più assidui, per una serie di motivi, non riesce a prendere le giuste distanze dalla TV: per età, per il tipo di vita che conduce, per diversi livelli di istruzione.