George Berkeley ha trattato la questione del segno con ossessività in tutta la sua opera. Berkeley, in contrasto con Locke, considera i segni e non le idee come il solo modo per la generalizzazione, non derivante da un'astrazione. Per Berkeley l'universo è un immenso sistema simbolico e la percezione che abbiamo di esso non sarebbe altro che il linguaggio con cui Dio ce lo presenta. Per Locke le parole sono segni delle idee, e queste segni delle cose. Berkeley considera invece i segni del linguaggio come strumento di una conoscenza linguistica. La caratteristica della generalità che Locke accorda alle idee, viene attribuita da Berkeley alle parole stesse. Nel Trattato sull'intelletto umano, Hume riprende a più riprese la critica berkeleyana alle idee generali. Comunque, Hume elabora nei suoi studi una semiotica perché non distingue tra segni e cause. Hume elabora una teoria della causalità che è una semiotica .In questo senso, una causa è esattamente uguale al segno indicativo naturale, dal momento che gli elementi caratteristici delle cause sono la contiguità spaziotemporale, la successione temporale, la congiunzione costante. Cosicché l'inferenza causale per mezzo dei segni possiede una dimostrazione solo probabile. Infine per Hume non esisterebbero giudizi razionali, ma associazioni nell'immaginazione umana, sino ad affermare che le certezze sono in realtà credenze.