Lee Felsenstein: | |||||
Figura
storica dell'hackeraggio hardware nella Bay Area di San Francisco, Felsenstein
rappresenta il prototipo dell'ingegnere nerd, schivo e un po' impacciato,
due occhialoni da primo della classe e una passione smodata per l'elettronica
e per i computer, alla cui realizzazione ha dedicato un'intera vita. Eppure, se si scava un po' nella sua vicenda personale, ci si accorge che l'immagine dell'hacker pazzoide e solitario è in realtà soltanto uno stereotipo. E che Lee, come molti altri hacker della sua generazione, ha sempre "messo le mani sulle macchine" per sperimentarne i limiti ed espanderne le possibilità, ma senza mai considerare questo approccio come fine a se stesso. Al contrario, la seconda generazione di hacker, cui Felsenstein appartiene, ha sempre creduto che i computer fossero dei potenti veicoli di trasformazione sociale e che per questo "dovessero andare incontro al popolo", cioè essere impiegati nel modo più semplice possibile. Nato nel 1945 a Philadelphia,
Lee Felsenstein è stato subito attratto, sin da ragazzo, da tutto
ciò che avesse a che vedere con i circuiti elettronici, che progettava
e sperimentava continuamente in un laboratorio sotterraneo allestito nello
scantinato di casa. Al punto che all'età di tredici anni viene
premiato per un modellino di satellite spaziale, il Felsnik. Nell'agosto
del 1973 fonda il Community Memory project, con cui realizza il primo
terminale pubblico di accesso alla rete. L'idea di fondo è quella
di realizzare una macchina con componenti di recupero accessibile a tutti,
sia nei costi che nelle modalità d'uso. Per questo, nel 1973, il
primo terminale del "Community memory", un Hazeltime 1500, fa la sua comparsa
nel negozio di dischi d'avanguardia Leopold's a Berkeley. I frequentatori,
hippies e naturisti che in teoria dovrebbero aborrire quello strano marchingegno,
lo ribattezzano invece "la macchina della grazia divina" e lo utilizzano
per scambiarsi informazioni utili o messaggi poetici. In un volantino
diffuso dal collettivo del "Community memory", il terminale viene descritto
come "un sistema di comunicazione che educa la gente a prendere contatto
con gli altri senza dover sottostare al giudizio di una terza parte". Due dei sognatori, Steven Jobs e Steve Wozniak, presero sul serio lo slogan "il potere del computer al popolo", fondando la Apple e costruendo nel 1984 la prima macchina individuale piccola, poco cara e facile da usare (il cosiddetto "personal"). Nel 1975, dopo aver approntato il progetto di un nuovo terminale, il Tom Swift Terminal, entra nell'Homebrew Computer Club, gruppo di hacker appassionati di computer autocostruiti, che inizia a diffondere l'idea del personal computer. In quell'anno scrive sul "Journal of Community Communication" che i "computer da tavolo sarebbero stati creati e usati dalla gente nella vita di tutti i giorni in quanto membri di una comunità". Nel 1976 realizza insieme ad altri compagni dell'Homebrew Computer Club il Sol, uno dei primi personal computer con monitor e tastiera. Il Sol, spiega, "è stato progettato partendo da un bidone della spazzatura, in parte perché quello è il mio punto di partenza, ma soprattutto perché non ho fiducia negli industriali: loro potrebbero decidere di sopprimere i diversi come noi e negarci le parti di cui abbiamo bisogno".
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