Lee Felsenstein:  
   
  Figura storica dell'hackeraggio hardware nella Bay Area di San Francisco, Felsenstein rappresenta il prototipo dell'ingegnere nerd, schivo e un po' impacciato, due occhialoni da primo della classe e una passione smodata per l'elettronica e per i computer, alla cui realizzazione ha dedicato un'intera vita.
Eppure, se si scava un po' nella sua vicenda personale, ci si accorge che l'immagine dell'hacker pazzoide e solitario è in realtà soltanto uno stereotipo. E che Lee, come molti altri hacker della sua generazione, ha sempre "messo le mani sulle macchine" per sperimentarne i limiti ed espanderne le possibilità, ma senza mai considerare questo approccio come fine a se stesso. Al contrario, la seconda generazione di hacker, cui Felsenstein appartiene, ha sempre creduto che i computer fossero dei potenti veicoli di trasformazione sociale e che per questo "dovessero andare incontro al popolo", cioè essere impiegati nel modo più semplice possibile.

Nato nel 1945 a Philadelphia, Lee Felsenstein è stato subito attratto, sin da ragazzo, da tutto ciò che avesse a che vedere con i circuiti elettronici, che progettava e sperimentava continuamente in un laboratorio sotterraneo allestito nello scantinato di casa. Al punto che all'età di tredici anni viene premiato per un modellino di satellite spaziale, il Felsnik.
Dopo il diploma si iscrive alla facoltà di ingegneria elettrotecnica di Berkeley, da cui passa, con un incarico di lavoro, al Flight Reasearch Center della Nasa nella base dell'Air Force di Edwards.
Dopo due mesi però viene espulso, in base al "modulo per la sicurezza 398" perchè figlio di iscritti al Partito Comunista. Nel 1964 torna a Berkeley e decide di unirsi al Free Speech Movement.

Nell'agosto del 1973 fonda il Community Memory project, con cui realizza il primo terminale pubblico di accesso alla rete. L'idea di fondo è quella di realizzare una macchina con componenti di recupero accessibile a tutti, sia nei costi che nelle modalità d'uso. Per questo, nel 1973, il primo terminale del "Community memory", un Hazeltime 1500, fa la sua comparsa nel negozio di dischi d'avanguardia Leopold's a Berkeley. I frequentatori, hippies e naturisti che in teoria dovrebbero aborrire quello strano marchingegno, lo ribattezzano invece "la macchina della grazia divina" e lo utilizzano per scambiarsi informazioni utili o messaggi poetici. In un volantino diffuso dal collettivo del "Community memory", il terminale viene descritto come "un sistema di comunicazione che educa la gente a prendere contatto con gli altri senza dover sottostare al giudizio di una terza parte".
Inizia inoltre a curare la rubrica sull'hardware per la "People's computer company", rivista fondata da Bob Albrecht, nata nel 1972 con il programma di usare il computer per "liberare la gente, invece di controllarla", e di proporre una concezione alternativa a quella dell'IBM, incentrata in quegli anni su macchine aziendali grandi, care e difficili da usare (i cosiddetti "mainframes").

Due dei sognatori, Steven Jobs e Steve Wozniak, presero sul serio lo slogan "il potere del computer al popolo", fondando la Apple e costruendo nel 1984 la prima macchina individuale piccola, poco cara e facile da usare (il cosiddetto "personal").

Nel 1975, dopo aver approntato il progetto di un nuovo terminale, il Tom Swift Terminal, entra nell'Homebrew Computer Club, gruppo di hacker appassionati di computer autocostruiti, che inizia a diffondere l'idea del personal computer. In quell'anno scrive sul "Journal of Community Communication" che i "computer da tavolo sarebbero stati creati e usati dalla gente nella vita di tutti i giorni in quanto membri di una comunità".

Nel 1976 realizza insieme ad altri compagni dell'Homebrew Computer Club il Sol, uno dei primi personal computer con monitor e tastiera. Il Sol, spiega, "è stato progettato partendo da un bidone della spazzatura, in parte perché quello è il mio punto di partenza, ma soprattutto perché non ho fiducia negli industriali: loro potrebbero decidere di sopprimere i diversi come noi e negarci le parti di cui abbiamo bisogno".


Nel 1977 progetta per la Osborne il primo computer portatile, l'Osborne1. Gran parte di ciò che riesce a guadagnare lo impegna per rilanciare il progetto del Community memory, anche se il rapido fallimento della casa informatica manda in fumo i profitti accumulati.
Felsenstein, al riparo di occhi indiscreti, continua a essere presente nella fucina del dio Vulcano. La "Hacker's League", "organizzazione transgenerazionale di esploratori tecnologici" fondata da Felsenstein, è lì a testimoniare che è possibile ancora "mettere le mani" sugli strumenti della civiltà del futuro.