ll Teatro

Risulta complicato poter indicare con precisione quando il teatro abbia avuto origine, poichè questo scaturisce dall'incontro e dall'interaszione di una vasta molteplicità di fattori : sociali, politici, culturali, religiosi, etici, ecc., che sono insiti nell'uomo. Si può affermare che quest'ultimo fin dalla preistoria abbia fatto teatro nel tentativo di comunicare con gli altri suoi simili.Quindi il teatro è comunicazione? Non solo, infatti le rappresentazioni teatrali sono e sono state le cerimonie magiche, i vari riti che l'uomo ha fatto fin dalle epoche più remote.

Come afferma Derrick de Kerkhove, da sempre il teatro ha creato una " simulazione fisica di uno stato mentale". Con questo KerKhove non ha soltanto voluto dire che attraverso l'attività teatrale, la mimica, la recitazione, l'attore ha saputo tradurre le fantasie del proprio inconscio in parole, gesti, suoni; ma ha anche indicato che un altra funzione del teatro è quella di liberare la fantasia dello spettatore e indurlo a partecipare all'evento teatrale facilitando così il processo di comuniocazionee quindi di socializzaaione. Il tutto realizzato con la più totale libertà senza figure troppo presenti o con eccessivo potere, capaci di strumentalizzare il teatro come già è stato fatto con i mass-media.

Nel corso dei secoli il teatro ha subito grosse metamorfosi che hanno interessato maggiormente la struttura architettonica, presupponendo un pubblico passivo, attori designati, un copione rigido e un palcoscenico, dando poco spazio alla partecipazione degli spettatori. Fino a quando esisterà una separazione fisica fra pubblico e attori, risulterà molto difficile poter coinvolgere la platea nella rappresentazione. Nella società il teatro ha rivestito un'importanza notevole anche se a prima vista non sembra così importante il suo ruolo. Questo perchè essendo considerato soprattutto una realtà estetica, e siccome apparteniamo ad una cultura che non tiene in grande consideerazione l'arte, le questioni estetiche vengono considerate secondarie e in quanto tale di conseguenza anche il teatro. Proprio per questo inizialmente non ha suscitato l'attenzione dell'antropologia culturale.

Oggi è stata riscoperta la sua importanza, capace addirittura di informare molto più dei dogmi religiosi o dei trattati di storia economica, sociale e politica. Ad esso si attribuisce il merito di aver fatto apparire l'alfabeto nella cultura greca. La sua presenza ha cambiato sostanzialmente la vita psicologica e sensolriale della società dell'antichità greco-romana.

Ma ha assunto pure un aspetto negativo inquanto riuscendo a concentrare così tanto potere decisionale, il teato ha potuto stabilire ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, ciò che era bianco e ciò che era nero, selezionando così alcune cose e abolendone altre in maniera del tutto arbitraria. Per spiegare meglio quello che il teatro ha fatto nella società greca , basta pensare ad esempio, che se qualcuno decidesse di eliminare i dialetti e di parlare solo in linguia italiana, col passare del tempo essi scomparirebbero completamente. Questo già si è verificato con alcuni termini dialettali che solo i nostri nonni conoscono. Di conseguenza, è facile comprendere che noi oggi della società greco-romana consciamo solo ciò che l'élite di qui tempi ha deciso di tramandare ai posteri. Con tutto ciò il teatro si può a tutto merito considerare come lo specchio della società.

In questa era dove la tecnologia ha preso il sopravvento su tutto, si può benissimo supporre di poterla applicare al teatro tradizionale oppure di allargarne il concetto alla realtà artificiale stessa. Si è pensato a tale proposito di dotare le poltrone nella platea di sensori che rivelino i movimenti degli spettatori. Questi movimenti, scaturendo reazioni ottiche, acustiche, si insinuerebbero nel lavoro dell'attore che potrebbe così indurre lo spettatore a ripetere queste azioni.

In questo modo quest'ultimo entrerebbe nel vivo della rappresentazione, con una perfetta interazione con l'attore. Si tratta di sperimentazioni che affinano il processo di mutamenti culturali e sociali. Tutto va così veloce in questa società che non ha più importanza qualcosa di nuovo. Ma poi che cosa è "Nuovo"? Nella cultura del teatro importante sono state le sperimentazioni dell'Avanguardia con i suoi errori, azzardi, tentativi falliti. Ma le avanguardie sono proprio questo, un momento di rottura con il passato, una continua ricerca , e proprio per questo hanno vita assai breve essendo superati da altri eventi innovatori. Gli artisti che ne prendono parte non possono rimanere legati a questi momenti rischiando di copiare se stessi, ma trasformano questi momenti in una solida base per la loro formazione, riuscendo a porsi dinanzi al passato con spirito moderno e riuscendo a coglierne i grandi valori.

Intorno agli anni Sessanta in Italia nasce il Nuovo Teatro che poi porta negli anni Ottanta verso esperienze remarcabili con una confusione che ha destabilizzato il senso teatrale in quella società che è stata definita dello spettacolo.

Già alcuni secoli prima il grande Calderon de la Barca nel suo pessimismo puramente barocco, ci da l'idea che la vita è un sogno e il mondo un teatro in cui gli uomini, re o mendicanti che siano, non fanno che recitare una parte effimera (El Gran Teatro del Mundo). Ma non è stato l'unico a criticare la società spettacolare, anche Derrick de Cherckhove, colui che viene definito l'erede intellettuale di Marshall McLuhan infatti non a caso dirige il McLuhan Institute di Toronto, l'ha aspramente criticata. La definisce anche società delle merci dove tutto è vendibile, perfino le performance possono diventare oggetto di compravendita e quindi possono trasformarsi in denaro.

Ma oggi questa società ha raggiunto una spettacolarità sorprendente, valicando il confine che separa realtà e finzione. Il tutto accentuato da una destabilizzazione creata dai media e soprattutto dalla televisione che ha annullato, atrofizzato quello che viene chiamato immaginario collettivo. Questi problemi sono stati previsti dalle avanguardie: Dada, Situazionismo, Postavangiardia teatrale, riuscendo a comprendere la necessità di dover ristabilire un rapporto tra arte e vita. Per cercare di attenuare o annullare nella migliore delle ipotesi, i danni causati dal mass-media televisivo, bisogna studiare e comprendere le sperimentazioni per capire quale via debba percorrere il teatro, quale debba essere la sua nuova funzione nella società, magari quella di farci scoprire nuovi mondi attraverso le nuove simulazioni, come quella della virtualità.

E' storia moderna la guerra nel Kosovo, ma tra l'evento e la sua comunicazione c'è uno scarto di tempo talmente breve, che le prospettive storiche vengono falsate dallo spettatore sempre più intontito da questo autoritarismo comunicativo. Infatti lo spettatorre non riesce a raggionare sulle informazioni che riceve poichè le ultime in poche ore vengono annullate da quelle nuove.

La velocità di trasmissione dei dati è tale che l'individuo assorbe passivamente ciò che gli viene comunicato senza più formulare un suo pensiero. Il recupero dello spazio tempo significa cercare dove si è sbagliato e riconoscere anche che era inevitabile sbagliare. A tale scopo la memoria è il mezzo migliore di cui l'uomo posa disporre. L'idea di organizzare teatri della memoria nasce dalla possibilità di utilizzare la multimedialità che grazie agli ipertesti può facilitare il percorrere le vie incrociate di eventi, immaginari, culture di un mondo in continua e vorticosa trasformazione.

La memoria del resto è il mezzo di cui l'uomo si serve maggiormente per creare delle immagini sensibili ed efficaci che gli ricordino qualcosa o attirino la sua attenzione. Il teatro di ricerca si fonda sull'azione contemporanea di vari tipi di linguaggi, visivo, scritto come avviene in un ipertesto, su cui si basa tutta la multemedialità.

Da qui l'idea di potere sfruttare quest'ultima per poter agire nello spazio della memoria. Basti pensare che noi attraverso la nostra tattilità, cliccando con il mouse entriamo in un testo, quindi la memoria viene sfruttata in tutta la sua dinamicità; non si può che non pensare ai grandi passi avanti in qualità che si possono fare. In un opera multimediale, le nostre capacità cognitive agiscono in maniera completa e più intensa di quanto possa avvenire con un libro, riuscendo ad entrare dentro un ambiente, la memoria, un territorio, un teatro.

Un esempio di pieno sfruttamento dell'arte della memoria ci è fornito da Robert Fludd, filosofo ermetico rinascimentale inglese, che influenzato da Giordano Bruno seguì il teatro di Shakesperare. Proprio questo può essere considerato il primo teatro della memoria, un teatro da "abitare". E' importante ricordare che tra multimedialità e ricerca teatrale c'è un rapporto di complementarietà che rende attivo e presente lo spettatore grazie all'interazione di parola, azione, voisione e suono.

Oggi sempre più spesso si fa un uso arbitrario e sconsiderato della parola virtuale, che nel campo teatrale non riguarda solo l'aspetto tecnologico, ma soprattutto interessa quello psicologico. L'uomo deve riscoprire il suo rapporto con il mondo, la propria corporietà, infatti è da tempo che ha dimenticato il linguaggio corporeo (es. quello esistente tra madre e figlio), e la sua valenza. Con la telematica cambia la percezione dello spazio e del tempo che sono le basi delle unità aristoteliche insieme al luogo.

Strutturalmente il teatro, in attesa di quelli che vengono definiti palchi tecnologici, può essere considerato anche la discoteca, l'accampamento di camion e di macchine mostruose realizzato nelle vicinanze di uno sfascia carrozze a Santarcangelo di Romagna dal gruppo Mutoid Waste Company. La parola teatro non è più sufficente e ormai è stata quasi del tutto sostituita dal suffisso cyber, che viene anteposto alla parola che indica il luogo dove avverrà la performance.

La ricerca teatrale con la postavanguardia interessa gli anni sessanta settanta e ottanta con la formazione di gruppi come: Gruppo teatro Stran'amore (che diviene Beat 72), Il Carrozzone ( poi Magazzini Criminali e infine I Magazzini),La Gaia scienza, Spazio Libero e Teatro Oggetto.

Poi nascono altri gruppi come Falso Movimento, Teatro Studio di Caserta, Kripton Video ecc.... Quest'ultimo gruppo nel loro primo spettacolo intitolato "Corpo Video" riscopre il rapporto fra la scienza e le nuove tecnologie.

Ma altri gruppi ormai ne fanno largo uso, la creazione della super marionetta non di Craig, ma di Roveda del gruppo Pigreco, un personaggio sintetico di nome Virgilio che è animato ad G. Verde. Epizoo più Video di Marcel.lì di Epizoo che ha evidenziato più che qualsiasi altra performance il rapporto fra corpo e compiuter. Essi sono soltanto alcuni esempi di quello che questi e molti altri gruppi non citati hanno fatto, fanno e faranno sfruttando le potenzialità della macchina. Le tecnologie del virtuale tendono ad esserer sempre più normali, ormai gli effetti speciali cinematografici si confondono con le normali scene dei film. Comparse, controfigure sono stati sostituiti da personaggi sintetici. La continua mutazione, con il digitale e l'interattività, da la possibilità di creare una nuova misura del mondo, falsando quelle che sono le vere distanze e i tempi.

Ma interattività vuol dire anche rendere libera la comunicazione, senza alcuna forma di censura e di veicolazione, come avviene già con i media. Con la presenza dei sel-media l'utente può questa volta pilotare la comunicazione nella maniera più libera possibile e del tutto personale. Le realtà virtuali con le reti telematiche rendono possibili la modellizzazione tridimensionale, ovvero la creazione di scenari virtuali verosimili, che raggiungono in parte i risultati che si ottengono con le riprese cinematografiche. Unico problema che si sta cercando di risolvere è quello di stabilizzare e dare fisicità agli oggetti sintetici all'interno della presa. Ma di questo se ne sta occupando la Comunità Europea nel progetto Esprit Basoc Reserach SCATIS.

Tutta la multimedialità oggi è accolta dal teatro, che ama sempre meno il rischio come un mezzo per creare delle basi stabili su cui poggiarsi e sfocia con una spettacolarità ibrida e falsata.

Questo soprattuto poichè le leggi economiche, spesso costringono i produttori a orientarsi su alcuni tipi di spettacoli, steriotipati, ma di sicuro successo poichè di tendenza. Infatti bisogna sempre ricordare che i che in defnitiva la legge dell'incasso è quella che tuttora impera e che condiziona, come in tutte le altre forme artistiche e non, le scelte e ledecisioni che vengono prese.

Considerazioni personali

Prima di intraprendere qursto nuovo percorso , la mia mente era completamente chiusa e respingeva tutto quello che riguardava il compiuter e le innovazioni tecnologiche. Una delle cause era dovuta ad una formazione culturale piuttosto classica, standardizzata, ma anche dal timore sequenziale che qualsiasi soggetto prova nei confronti di ciò che non conosce.

Ho voluto non soltanto valicare tale problema, ma anche approfondire le mie conoscenze teatrali. Nel fare ciò era inevitabile imbattersi nelle nuove tecnologie che mostrano in maniera molto evidente il continuo cambiamento del mondo e della sua società alle soglie del nuovo millennio e quindi del teatro in quanto suo specchio. Inizialmente in maniera molto banale pensavo al virtuale come se si trattasse di grande fantascienza, qualcosa di irraggiungibile, al guanto e a quella sorta di casco, ma mi sbagliavo e come per il compiuter una volta affrontato il problema mi sono reso conto che era tuttaltro.

Documentandomi e andando indietro nella storia la prima forma di virtualità la adottarono i Greci con il loro teatro. Grazie all' abilità istrionica degli attori riuscivano a proiettare gli spettatori negli ambienti, nei luoghi ove si presumeva che si svolgessero le tragedie.

Si può pure parlare di interazione quando nella festa della Komos la folla di astanti rispondeva al cantico al cantico del corteo buffonesco in onore di Dionisio, moteggiando sicchè questo coro di risposta divenne un elemento dell'intero rituale.

Questo è uno degli esempi che mi sono venuti in mente leggendo il materiale che avevo a disposizione sul virtuale e sulla performance macchina uomo. Da quello che ho capito è proprio quest'ultima forma espressiva dell'uomo il nuovo teatro. Ma ancora una volta non c'è nulla di veramente nuovo se non l'utilizzo della macchina. Poichè se noi analizziamo le comunità primitive, nei loro riti si possono intravedere le performance di oggi.

Quindi l'uomo come in ogni campo non fa altro che prendere spunto da se stesso, dalla storia, dalle altre comunità, dalla natura che lo circonda. Anche il percing è un fenomeno che deriva dalle comunità indigene ancora oggi rimaste incontaminate. Più che di teatro nuovo bisogna parlare, secondo il mio parere di un modo nuovo o diverso di concepirlo, l'uomo deve mutare psicologicamente, deve riscoprire i sensi ormai intorpiditi, atrofizzati dal mass-media televisivo che ha passivizzato la fantasia dello spettatore per non dire annullata, parcellizzatando la sua capacità percettiva.

Da questo studio sono venuto a conoscenza di nuovi modi di fare teatro. Per chi aveva una visione steriotipata dell'evento teatrale, come nel mio caso, la lettura di questi nuovi concetti, hanno creato disorientamento, stupore, dubbi e incredulità, ma anche una grande voglia di saperne di più. Inizialmente gli esempi di alcune performance come quelle di Marcel.li, di Stelarc non riuscivo a comprenderle, ma si tratta di sperimentazioni, che in un modo o nell'altro creano delle sensazioni forti; anche solo leggendole. Ho capito che uno dei principi su cui si basa il teatro "nuovo" è quello di rendere attivo lo spettatore evitando quindi che si annoi e che partecipi attivamente, utilizzando un termine appropriato, interagisca con l'attore, ovvero socializzi. Infatti è proprio questo uno dei gravi grammi della società che si affaccia al XXI secolo, la mancanza di socializzazione, di comunicazione, la solitudine.

Mi si è aperto un nuovo mondo di cui ignoravo completamente l'esistenzza, quello fatto di uomini che osano, che cercano di sperimentare, anticonformisti e quindi proprio per questo soggetti a innumerevoli critiche.

Si tratta di individui non massificati, ma di soggetti che hanno avuto e hanno tuttora il coraggio di percorrere una strada, la propria e non quella dettata dalla comunità in cui vive. Ormai,oggi tutto è arte, tutto è teatro, tutto è tutto.

Queste considerazioni spero che siano solo un punto di partenza, quindi soggette a mutamenti e perchè no anche a ripensamenti o discussioni introspettive.

 

Bibliografia

 

 

Allievo: Gaspare Tortorici

Scenografia II anno

 

Corso di Teoria e Metodo dei Mass Media

Docente: Tommaso Tozzi