In genere siamo tutti convinti di saper distinguere bene ciò
che è "naturale" - ciò che è opera di
processi e di forze indipendenti da noi, e che non sappiamo controllare
se non marginalmente - e ciò che è "artificiale"
- prodotto del nostro ingegno, della nostra capacità di progettare
e di costruire artefatti. Fra le cose "naturali" comprendiamo
in genere il nostro corpo, che è stato prodotto da milioni di
anni di evoluzione naturale, e la cui struttura, il cui funzionamento
più intimo, sfuggono al nostro controllo. Questa distinzione
fra naturale e artificiale, in realtà, non è così
chiara. Per esempio, le piante coltivate dall'uomo, selezionate, ibridate
convenientemente nel corso dei secoli, sono naturali o artificiali?
E il corpo dell'uomo, dipinto, istoriato, inciso, forato, acconciato,
ricoperto di pelli o di tessuti, è "naturale" nello
stesso modo in cui lo è il corpo di un cavallo o di una giraffa?
Ma la possibilità di tracciare una linea di demarcazione sufficientemente
netta fra naturale e artificiale è entrata definitivamente in
crisi nel corso degli ultimi trent'anni. Il direttore della rivista
americana Wired, Kevin Kelly, sostiene nel suo libro Out of control
che le macchine che produciamo, sempre più complesse e composite,
assomigliano sempre più a organismi biologici, a esseri viventi,
e che perciò il "regno del nato" e quello del "prodotto"
tenderanno sempre più a confondersi. Era inevitabile che anche
il nostro corpo subisse lo stesso destino.Infatti esso è oggi
la sede di un matrimonio sempre più intimo fra carne e tecnologia:
la tecnologia, come ha detto lo scrittore di fantascienza Bruce Sterling,
"sta sotto la nostra pelle, e a volte dentro le nostre teste".
Già oggi la gamma di componenti artificiali che possono essere
inserite più o meno profondamente nel nostro corpo è vasta,
e più ancora lo sarà domani: dalle semplici lenti a contatto
alle placche metalliche che tengono insieme certe fratture ossee, o
alle vere e proprie ossa artificiali che sostituiscono ossa malformate,
dai pacemaker ai tratti di vene o di arterie sintetiche, per arrivare
forse domani a veri e propri organi artificiali.protesi tecniche di
cui l'uomo si è sempre dotato, insomma, cominciano a passare
dall'esterno all'interno del corpo, e noi quindi, come ci impone il
nostro destino di animali tecnici, diventiamo qualcosa di intermedio
fra naturale e artificiale.