Il Cyborg: 5. Il corpo disseminato


 
 


Al termine di questa passeggiata fra le mutazioni indotte dalla tecnologia, ci resta da parlare di un fenomeno che a prima vista non ha nulla a che fare con il classico cyborg elettromeccanico o genetico, perché riguarda un processo di smaterializzazione, di virtualizzazione del corpo.Quando entra in una rete, non solo una rete telematica, ma anche la più usuale e familiare rete telefonica vocale, o la rete televisiva, il nostro corpo, o un suo equivalente,si trasporta in qualche modo da un'altra parte, si dissemina per questa rete. Con il telefono vocale ciò accade solo alla nostra voce, la prima e la più immateriale delle nostre protesi tecniche, quella che ci consente di comunicare; con la televisione è l'immagine più o meno fedele di noi che viaggia nell'etere e appare simultaneamente su milioni di schermi; in Internet si disseminano i nostri pensieri sotto forma di parole, o i simulacri che cominciano a rappresentarci in certi siti, i cosiddetti "avatar" di cui qui a MediaMente abbiamo già parlato.Ma questi sono appunto simulacri immateriali, non corporei. Le reti si confermerebbero quindi un luogo (o un non luogo) di immaterialità, di virtualità. Ma il nostro corpo, per quanto immobile, per quanto fisso, è pur sempre coinvolto: sono nostre le dita che battono sulla tastiera o cliccano il mouse, sono nostri gli occhi che scorrono il monitor, sono nostri i neuroni che ordinano e danno senso agli input sensoriali. Che non si possa fare a meno del corpo, anche in rete, ce lo ricorda l'artista australiano Stelarc.
Stelarc, che sostiene una posizione molto radicale, quella dell'obsolescenza del corpo naturale, fino al punto di proporre di svuotarlo dei suoi organi naturali per sostituirli con nuovi e più avanzati organi artificiali, realizza nelle sue performance un collegamento fra corpo e tecnologia che fa uso della tecnica fondamentale delle reti: la trasmissione di segnali elettrici lungo una linea (un cavo, un satellite). Il "terzo braccio" robotizzato che Stelarc aggiunge ai suoi arti naturali nelle sue performance può essere comandato dai movimenti dei muscoli del suo corpo, ma anche da un agente remoto via computer. In Fractal Flesh per esempio (uno dei suoi ultimi lavori), Stelarc collega il suo corpo, non solo il terzo braccio, al computer, e via Internet riceve i comandi digitati sulla tastiera da operatori situati in altri luoghi.misteriosa danza che esegue davanti agli spettatori risulta così da una combinazione di movimenti volontari e movimenti involontari, il suo corpo obbedisce in parte alle decisioni coscienti del suo cervello, in parte a decisioni prese da altri, che lui non può controllare. Poi, che questa performance sia la metafora di una nuova straordinaria libertà o di un oscuro e soffocante controllo, sta a noi deciderlo.