Delos:quando le radici.

 
 


Lo scopo di questa rubrica è presentare una rassegna "storica" della fantascienza italiana: finora essa ha proposto narrativa (racconti; in un solo caso, brani scelti di un romanzo, Dove stiamo volando di Vittorio Curtoni).
Stavolta invece abbiamo pensato di sottoporre ai lettori alcuni testi di saggistica scritti a partire dagli anni Settanta da Antonio Caronia. Riteniamo si tratti di lavori che continuano a presentare particolari motivi di interesse e attualità, per la tematica che in essi già allora si delineava: la "morte della fantascienza".
Prima di inoltrarci, apriamo una parentesi. Sono almeno un paio, crediamo, i motivi validi per pubblicare su queste pagine (sia pure una tantum) opere di saggistica.
Anzitutto pensiamo che chi segue la fantascienza (italiana o statunitense o quella che sia) possa essere interessato a conoscere l'evoluzione di questo genere letterario, le caratteristiche degli scrittori preferiti, i modi in cui la science fiction affronta o ha affrontato le sue tematiche, e così via: aspetti che certamente aiutano a "leggere" meglio e con maggior cognizione di causa. E va detto che anche in Italia, nel corso dei decenni, è lentamente emerso un gruppo - sia pure ristretto, e di tendenze disparate - di studiosi capaci di impostare, sulla sf, discorsi critici di notevole spessore e con caratteristiche di originalità. Non è questa la sede per citare adeguatamente titoli e nomi (occorrerebbe una trattazione a parte); diremo comunque che il più delle volte sono state proprio le fanzine o alcune riviste semiprofessionali ad occuparsi con una certa continuità e organicità di critica: d'altronde argomenti specializzati come questi difficilmente potrebbero trovare adeguato spazio sull'editoria corrente (dove tuttavia molte "presentazioni", "introduzioni" e "postfazioni" di vari nostri curatori hanno avuto e hanno la loro rilevanza; né vanno dimenticate alcune importanti iniziative in ambito universitario).

Esiste poi un secondo motivo che ci stimola a presentare lavori di critica: vi sono - come sovente accade - saggisti di valore che non scrivono narrativa. Non crediamo che sarebbe mossa lungimirante escludere, solo per questo, autori di critica dalle nostre pagine, privando così i lettori - fra l'altro - di un importante tassello della materia che è giusto l'oggetto di questa rubrica, la sf italiana.
Antonio Caronia è un nome certamente noto a molti. Nato nel '44 a Genova (ma residente a Milano, dove lavora), ha studiato matematica, laureandosi con una tesi su Chomsky. Dal '64 al '77 ha svolto attività politica, prima nella sinistra del PSI e poi nella sezione italiana della Quarta Internazionale (fece il suo apprendistato giornalistico dirigendo per un paio d'anni il giornale Bandiera Rossa). Fino al '91 ha insegnato nella scuola secondaria superiore, tenendo al contempo corsi sperimentali di logica.
Ma è dal '78 che data il suo ingresso nel mondo della sf italiana, allorché si unì all'attivissimo collettivo milanese "Un'ambigua utopia" (denominazione che riprendeva il sottotitolo del celebre romanzo di Ursula K. LeGuin I reietti dell'altro pianeta ("The Dispossessed"). In quel collettivo - per alcuni anni vivacissimo punto di riferimento per un'ala della fantascienza italiana - Caronia collaborò a varie iniziative: la rivista omonima, dibattiti, manifestazioni, nonché una sorta di contro-convention, "L'invasione dei mar/x/ziani". Cessata a cavallo degli anni Ottanta l'attività del gruppo, egli avviò una attività pubblicistica in proprio che gli ha fruttato una imponente serie di collaborazioni: dal lunghissimo elenco di testate citeremo Linus, Corto Maltese, il manifesto, Videomagazine, Virtual, Isaac Asimov's Science Fiction Magazine, Virus.