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Il dolce stil novo dell'hacklab

 

Il Centro Popolare Autogestito (CPA) di Firenze lascerà il posto a un centro commerciale. Punta avanzatissima, aveva ospitato il primo meeting degli hackers

 

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Una delle esperienze italiane più radicali di informatica critica, l'Hacklab Firenze, rischia di essere sgomberato insieme agli occupanti del Centro popolare autogestito Firenze sud, da tutti conosciuto come Cpa. Un modo come un altro per far posto all'ennesimo ipermercato Coop. E questo dopo un a tratti maldestro tentativo di mediazione da parte del sindaco che si è fatto promotore di un accordo fra la proprietà e gli occupanti. Eppure i numerosissimi frequentatori del Cpa stanno a dimostrare che in tutti questi anni di autogestione il centro sociale (www.ecn.org/cpa) è stato, nella Firenze rossa, e nonostante la vicinanza con una storica Casa del Popolo, un luogo assai importante per la realizzazione di bisogni altrove non soddisfatti. Per occupanti e frequentatori che da lì hanno cominciato ad avviare vertenze sui diritti dei lavoratori e iniziative contro la globalizzazione economica, il centro sociale è da sempre un luogo di aggregazione e di iniziativa politica dove però è stato anche possibile seguire concerti, fare arte, teatro e danza, sperimentare l'innovazione informatica e discutere della rivoluzione digitale. Il tutto a prezzi popolari. Da ben undici anni, infatti, il Cpa è punto di riferimento per molteplici attività culturali e associative - è stato sede del primo hackmeeting italiano - e oggi ospita fra i suoi molti laboratori anche l'Hacklab Firenze, crocevia di culture digitali fra le piu' avanzate della penisola. Indirizzo? www.firenze.hacklab.it. Al progetto dell'hacklab partecipano, a vario titolo, gli attivisti di Strano Network (www.strano.net), qualcuno del Firenze Linux User Group (Flug: www.firenze.linux.it) e, da poco, alcuni tra i fondatori dell'Associazione software libero (www.softwarelibero.org) che proprio qui hanno intrecciato una fitta trama di incontri dedicati a discutere il ruolo dei media e dell'informazione nelle dinamiche sociali, come pure dell'ingombrante presenza del grande fratello informatico e dell'utilizzo del free software, ma anche argomenti di carattere specialistico come la programmazione in XML, l'informatica quantistica, i sistemi informatici Real Time, i protocolli di rete come l'IPv6, ed i corsi sull'accessibilità del web ai non vedenti.
Del resto l'hacklab fiorentino è stato uno dei primi in Italia a porre la questione del diritto di accesso agli strumenti del comunicare come parte di un fondamentale diritto all'informazione, inteso come diritto ad essere contemporaneamente fruitori e produttori autonomi di informazione, in maniera assolutamente estranea alle modalità spettacolari dei media tradizionali e con l'obiettivo dichiarato di realizzare una comunicazione realmente orizzontale fra persone, quei soggetti sociali che concretamente la producono. Ma diritto di accesso vuole anche dire disponibilità degli strumenti del comunicare per chi non li trova a casa e a scuola. E' per questo che l'Hacklab Firenze ha realizzato, primo e unico in Italia, la "banca degli organi Hardware", praticamente un magazzino di scambio di tutta la "ferraglia" che serve a costruirsi una workstation e ad accedere alla rete, secondo un meccanismo che prevede il baratto di pezzi superflui - monitor, modem, schede di rete eccetera con altro materiale acquistabile solo a prezzi molto elevati nei negozi di informatica.
Complementare a questa logica intrapresa negli anni è il progetto "Ciclope" avviato dall'hacklab. Ciclope è un cluster di computer collegati con una rete di tipo ethernet. I computer lavorano insieme ad uno stesso programma grazie a una struttura che li coordina, basato su computer con il sistema operativo Linux, ovvero il sistema free distribuito sulla rete. Obiettivo? Disporre di una supermacchina in grado di eseguire le operazioni che una singola workstation non potrebbe mai gestire.
Tuttavia, sostengono quelli dell'hacklab, non è sufficiente avere un computer per comunicare. Innanzitutto ci vuole l'attitudine, a scambiare, cooperare e imparare insieme. Per questo, facendo base al Cpa, chi vi lavora nel tempo ha cercato di contaminare luoghi della città diversi dal centro sociale organizzando seminari all'università, alla Casa del Popolo di Scandicci e alla biblioteca popolare dell'Isolotto. Un ottimo modo per stimolare l'uso "non televisivo" della rete e per rovesciare il punto di vista di chi crede che gli hackers siano solo pericolosissimi e incalliti criminali. Non a caso la cifra comune delle esperienze che al Cpa di Firenze si incontrano è proprio la sperimentazione, che salda gli interessi dei programmatori più impolitici con l'impegno sul versante dei diritti digitali che contraddistingue gli hackers sociali. E' infatti al Centro popolare autogestito che nell'estate del 99 è stato fatto un esperimento di televisione autogestita, la BoicoopTV che ha irradiato nell'etere il dibattito in corso all'hackmeeting 98 in cui sono stati prefigurati molti dei temi caldi della società dell'informazione insieme ad iniziative di alfabetizzazione informatica e ad un approfondimento dello stato dell'arte della telematica antagonista in Europa. Un evento che ha visto la partecipazione di net-attivisti di tutto il continente. Sgomberi permettendo, iniziative come queste - promettono quelli dell'Haclab - saranno presto replicate.
Per poter continuare questi ed altri progetti, e difendere la decennale esperienza di autogestione del Cpa, gli hackers del laboratorio informatico hanno deciso di supportare la manifestazione nazionale prevista per sabato 17 febbraio contro la chiusura del centro, con iniziative di protesta informatica. Qualche esempio? Beh, ovviamente e tanto per cominciare un netstrike contro il sito nazionale della Coop - www.e-coop.it - e poi il fax-strike, la protesta telefonica, l'uso creativo delle radiofrequenze e delle mailbox dell'Unicoop e degli amministratori cittadini.

 

 

 
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