CULTURA DI RETE

(da Vittore Baroni, Arte Postale - Guida al network della corrispondenza creativa, AAA Editrice 1997)

Le comunicazioni dei mass media sono strutturate in sistemi dogmatici ed unidirezionali. Il networking è un'attività bidirezionale, personalizzata e anti-dogmatica. La possibilità di risposta è ciò che rende la realtà un fenomeno complesso e multidimensionale. Coloro che governano hanno un preciso interesse nel mantenere gli individui separati e i loro contatti di natura puramente meccanica ed utilitaristica. Il networking rappresenta una sfida allo status quo, in quanto permette una libera circolazione interattiva di idee non filtrate e diluite dalla saturazione dei media. (da Arte Postale! n.60, Viareggio, Near the Edge Editions 1989)

Se network significa letteralmente "rete", l'accezione da dizionario del termine che meglio si adatta all'arte postale è quella di "un gruppo, sistema, ecc. di individui interconnessi e cooperanti". Esistono al mondo un'infinità di strutture "a rete" con le più diverse finalità, nobili e meno nobili, dai circoli filantropico-umanitari fino alle logge massoniche, ma com'è facile intuire quello che ci interessa qui è un uso creativo e libertario di una pratica di rete (o networking) in cui i più diversi interessi culturali possono incrociarsi e fertilizzarsi a vicenda. Caratteristiche essenziali di una simile concezione sono:

- la comunicazione diretta, senza filtri o censure, funzionante nei due sensi

- la totale apertura (nessuna selezione dei partecipanti)

- l'orizzontalità (ovvero struttura anti-gerarchica e dialogo a livello paritario)

- la non competitività (e assenza di fini di lucro)

- l'anti-dogmatismo (refrattarietà a regole e codici)

Proprio la mancanza di regole fisse e uniformità metodologica o ideologica rendono il networking imprevedibile e incontrollabile. Alcune delle condizioni appena elencate possono a volte essere eluse o non rispettate, col risultato però di sminuire l'impatto e la rilevanza dell'esperienza comunicativa.

Ho sempre ritenuto che le singole opere prodotte nell'ambito dell'arte per corrispondenza siano meno importanti del processo da cui esse nascono e dei benefici che da questo derivano ai vari partecipanti. La possibilità di sperimentare con nuovi occhi (o per la prima volta) il momento della creazione artistico-poetico-musicale-ecc., la trasformazione da passivi ricettori di notizie preconfezionate a interlocutori attivi in un dialogo allargato e (potenzialmente) planetario, l'opportunità di confrontare esperienze di prima mano con persone che vivono in aree geografiche e situazioni socio-ambientali totalmente differenti, sono certamente gli elementi che quotidianamente stimolano nuove persone a compiere il tuffo nella "rete eterna", fra lingue, dialetti e codici espressivi diversi.

Occorre chiarire bene che la comunicazione "di rete" non è di per se stessa "migliore" o "peggiore" di quella veicolata dai mass media tradizionali: si tratta semplicemente di un'esperienza diversa, di una possibilità di arricchire le nostre conoscenze che si somma, senza escluderli, agli altri canali di informazione. Il confronto fra dati ottenuti con differenti metodologie non può essere altro che vantaggioso e illuminante, ma il networking non vuole e non può essere una panacea universale, anche perché la sua pratica non è esente da difficoltà e limiti pratici (quali il tempo e i mezzi necessari per mantenere un contatto diretto con un numero elevato di corrispondenti). Il fatto stesso però che a livello planetario siano emerse contemporaneamente e autonomamente in questi ultimi decenni differenti "reti aperte", che sfruttano ingegnosamente tutti i canali comunicativi disponibili e appropriabili, testimonia che esiste una effettiva e diffusa esigenza, proveniente "dal basso", di ritrovare una verginità di comunicazione che funzioni da antidoto all'effetto di assuefazione e saturazione prodotto dai mass media (anche rispetto alle immagini terrificanti di una guerra o di un'apocalisse ambientale). In una situazione di Nuovo (dis)Ordine Mondiale, dove alla trasformazione della geografia politica in senso (nominalmente) democratico si accompagnano striscianti o palesi tendenze autoritarie e rigurgiti reazionari, il networking, quale che sia il grado di coinvolgimento del singolo operatore, tende a scavalcare la fissità della cultura dominante, a rimuovere consuetudini congenite, a farsi scuola di tolleranza, a sfaldare vecchie certezze e aprire la mente a nuove libere configurazioni, ad una realtà diversa da quella promossa dal Grande Fratello di turno. Ciò non toglie che il valore di ogni comunicazione, frivola o seria che sia, dipende interamente dalle capacità di elaborazione del singolo operatore. L'emergenza di una diffusa "cultura del network" (dalla mail art a Internet) rappresenta quindi certamente un fenomeno di vaste implicazioni, che potrà anche rivelarsi una delle strategie determinanti per la vita culturale del ventunesimo secolo, ma non dobbiamo semplicisticamente prender per buono lo slogan lo scambio è il messaggio, illudendoci che sia sufficiente essere "in rete" per sortire dei risultati. Occorre anche riempiere di senso, muscoli e cuore la nostra presenza.