...L’idea di "terrorismo digitale" è nata con il "dirottamento digitale", centinaia di migliaia di utenti di Internet finiti in trappola, dirottati verso il sito di etoy.

L’operazione "digital hijack", letteralmente il "sequestro digitale" (hijack significa anche dirottamento), è il primo rapimento di massa della storia di Internet. Iniziato il 31 marzo 1996 si è concluso il 31 luglio dello stesso anno, ma i suoi effetti perdurano a tutt'oggi (si calcola che la trappola abbia colpito almeno altre 800.000).

A partire dal 31 marzo 1996 collegandosi al motore di ricerca Altavista, e sottoponendo richieste tra le più generiche (sex, heaven, love, ecc.) nei primi 100 risultati della richiesta inoltrata, anziché trovare informazioni relative alle parole chiave, l’ignaro utente veniva deviato verso il sito di etoy. Compariva una schermata in cui si diceva: "questo è un rapimento".

Obiettivo dichiarato dell'operazione: ottenere la liberazione di Kevin Mitnick, il più grande hacker di tutti i tempi, finito nelle mani dell'Fbi nel febbraio del '95 a causa delle ripetute intrusioni nel PC di Tsutomu Shimomura, uno dei maggiori esperti di sicurezza informatica d'America. "Non ci fermeremo fino alla liberazione di Kevin Mitnick" è l'inquietante richiesta alla base del digital hijack. In realtà gli autori dell'operazione di Kevin Mitnick sapevano ben poco, avevano solo bisogno di un elemento che completasse la fiction. Se nel mondo reale non esiste un dirottamento senza ultimatum da parte dei terroristi, un rapimento senza richiesta di riscatto, questa regola non poteva non valere anche nel cyberspace.

Il vero obiettivo di questa azione, che ha tenuto in scacco Internet per più di 5 mesi mettendone a nudo i punti critici, era proprio quello di mostrare i limiti e le potenzialità inespresse di una Rete soffocata dalla noia. Si è trattato di un'operazione di sabotaggio e critica del sistema mediatico, che con il suo alto valore simbolico sintetizza i punti topici dello scenario digitale: dalla crisi del concetto di spazio al pericolo di un controllo subdolo e centralizzato da parte dei motori di ricerca.

Per mettere a soqquadro il medium, etoy non ne ha violato i sistemi informatici ne ha commesso reati, ma ha scelto di usare le sue stesse regole. Per piazzare le loro pagine trappola nelle classifiche dei motori di ricerca, non hanno violato alcun data base, hanno invece selezionato duemila parole chiave, lasciando ad "agenti intelligenti" (robot software) il compito di simulare un utente comune, consultando i motori di ricerca, scaricandone le statistiche di listing dei siti Web inseriti nelle prime venti posizioni, e facendo salire in classifica migliaia di "dummy pages" fino a portarle nella top ten, quella che il motore di ricerca visualizza nella prima pagina di risposta all'interrogazione dello user.

L’hijacking non si limita ad intervenire sui contenuti ma agisce direttamente sui navigatori. In pratica l'unico virus che etoy ha messo in circolo è di tipo psicologico piuttosto che informatico. Si chiama dubbio: dubbio sui veri assetti della rete e sul controllo del flusso di informazione. Un virus che non cancella il contenuto dell'hard-disk come quelli dei cracker "vecchia maniera", ma mina le tue certezze.


Controllo

Il digital hijack ha mirato ai motori di ricerca, l’unico passaggio necessario per chi navighi nel mare sconfinato di Internet, dimostrando che i motori di ricerca possono essere manipolati e possono manipolare: possono occultare l'esistenza di intere aree del cyberspazio rendendole di fatto inaccessibili (coordinate di posizione ignote) o più semplicemente possono indirizzare i navigatori verso certi siti, quelli concentrati (proprio su selezione dei motori) nelle prime dieci posizioni delle loro classifiche. I nuovi oracoli del mondo digitale assumono sempre più un ruolo essenziale nella comunità della Rete. Sono indispensabili, vengono consultati più volte al giorno per raggiungere la meta prescelta (o, il più delle volte, per scoprire letteralmente la propria meta) e la strada da percorrere. Chi può garantire all’utente che operazioni censorie o di canalizzazione dei flussi non siano già avvenute?


Ridefinizione dell’idea naturale di spazio


Il digital hijack non è solo un rapimento simbolico, è soprattutto un dirottamento: istantaneo spostamento del navigatore verso un'altra zona della Rete; sfrutta e delinea le caratteristiche strutturali del cyberspazio, quelle in grado di mettere in crisi il concetto tradizionale di spazio (fisico) facendo cadere modelli teorici come gli assetti cartesiani e la prospettiva rinascimentale.

Nel cyberspazio lo spostamento è point to point, istantaneo, senza la necessità di attraversare punti intermedi. La residenza fisica dei dati diventa assolutamente irrilevante. I tempi di caricamento e la "velocità" di navigazione sono condizionati esclusivamente dalla bandwidth, la larghezza di banda, che il navigatore ha a disposizione. La localizzazione del supporto fisico è un fatto assolutamente trascurabile. Internet rappresenta un nuovo mondo dove l'uomo trascorre sempre più tempo e dove perde quelli che sono i riferimenti tradizionali nel suo rapporto con l'ambiente esterno: lo spazio ed il tempo. Le implicazioni di questa ridefinizione dell’idea naturale di spazio sono sostanzialmente due: in primo luogo quello che Paul Virilio definisce "l'uomo disorientato", preda della "loss of orientation". L’uomo abituato a collocare il proprio spostamento nello spazio tridimensionale, secondo le leggi della prospettiva, perde il senso dell’orientamento. Lo spostamento non è più fisico ma che avviene attraverso il flusso di informazioni. A venire meno è anche la possibilità di favorire i processi di organizzazione e memorizzazione dei contenuti che riceve di continuo, perché non riesce ad associarli ad alcun luogo, ad alcuna coordinata spaziale.

Etoy, attraverso il rapimento virtuale, mette a nudo la loss of orientation. La grande qualità dell’operazione di etoy è proprio quella di non replicare modelli mutuati da altri media ma di svilupparne uno autonomo, costruito sulla base delle potenzialità e della struttura specifica di Internet.

L’hijacking sfrutta le possibilità si spostamento istantaneo per trasferire non solo le informazioni ma anche gli spettatori. E’ il sovvertimento dei "canali di traffico stabiliti" che mette a nudo i punti deboli della Rete, l’illusione di un media paritario nella struttura di comunicazione ma polarizzato nei flussi di attenzione in maniera piramidale. Naturalmente l’obiettivo di etoy non è sovvertire l’ordine attuale di Internet, ma di attrarre tutti i flussi di attenzione verso etoy.com.

 

 


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