17 MARZO 2001 NAPOLI

 

La manifestazione di sabato 17 marzo a Napoli contro la tre giorni del Global forum (terzo incontro mondiale, dopo quelli di Meobourne e di Brasilia, che ha visto incontrarsi ministri e delegati di ben 140 paesi per discutere del ruolo dell'informatica nella new economy e, soprattutto, nello sviluppo dei paesi del sud del mondo) e, più in generale, contro la volontà dei paesi ricchi di decidere dell'economia e della politica, dello sviluppo e della vita dei paesi poveri è un punto importante per ripensare quel movimento anti-globalizzazione che, forse, si sta formando sulla scia di Seattle e delle manifestazioni e appuntamenti che sono seguiti all'evento americano. Quella di Napoli è stata la prima grande manifestazione italiana contro la globalizzazione. C'erano oltre ventimila persone, non solo napoletane, e per la gran maggioranza al di fuori dei partiti (tranne Rifondazione comunista e qualche verde), dei sindacati (tranne i Cobas) e delle grosse Ong. C'era un'età media abbastanza bassa, c'era un clima nuovo, per certi versi insolito, seppur tra slogan autonomi e vetero-marxisti. Certo, a organizzare la manifestazione e anche gli appuntamenti dei giorni precedenti sono stati fondamentalmente i centri sociali campani gravitanti nell'area dell'autonomia operaia. Questi hanno costruito, nei mesi precedenti l'evento una rete (a dire il vero non molto ampia) di gruppi e di associazioni, tra i quali figurava anche Rifondazione. Hanno offerto una buona anticipazione mediatica del contro-forum e hanno garantito l'organizzazione del contro-vertice I più sono scesi in strada spontaneamente: chi non appartiene a nessun gruppo costituito, chi da tempo più non partecipava a dimostrazioni di questo genere, chi - i più giovani - non aveva mai visto manifestazioni così grandi a Napoli. Era dal tempo della guerra del Golfo, che non si assisteva a qualcosa del genere. Questa area nuova, confusa, forse anche un po' ingenua, ha rappresentato un elemento costante della tre giorni napoletana: prima della manifestazione del sabato, già si era affacciata sulla piazza nella grande manifestazione in maschera di due sere prima. Alla vigilia della manifestazione, quindi, la scena napoletana mostrava due facce: da una parte un movimento spontaneo di ragazzi e ragazze che avevano voglia di mettersi insieme, di mostrarsi e di manifestare, avendo, i più, fra questi idee non molto chiare riguardo alla globalizzazione; dall'altra i gruppi politici dalla militanza storica che hanno saputo organizzare con mesi d'anticipo l'antiglobal. Un antiglobal che probabilmente non ci sarebbe mai stato se non fosse stato da questi preparato.. Il problema mii sembra essere questo: capire su quali basi e in che modo possa compattarsi un movimento. In che modo far sì che quella spontaneità dei più, forse ancora ingenua, non venga dispersa. Nei giorni precedenti al corteo era già chiaro a tutti il ragionamento svolto da buona parte degli organizzatori: creare movimento alzando la conflittualità, riappropriandosi della strada attraverso lo scontro. Ma a cosa ha portato questo modo di pensare?Quanto è successo sabato mattina è andato al di là di ogni immaginazione. La piazza si è trasformata subito in una vera e propria arena. Mentre c'era chi tentava di sfondare i cordoni di polizia e arrivare a Palazzo Reale (sede ufficiale del Forum) e chi, dalle retrovie, faceva esplodere una lotta del tutto insensata contro tutto e tutti, tirando pietre e quant'altro capitasse loro fra le mani, la maggioranza dei manifestanti è stata ripetutamente caricata dentro una piazza serrata con una morsa di tre cordoni di forze dell'ordine. La polizia, i carabinieri, la guardia di finanza hanno inseguito, in una selvaggia caccia all'uomo, e picchiato chiunque dentro e fuori la piazza, nelle strade e nei vicoli adiacenti.La repressione è stata brutale, le responsabilità delle forze dell'ordine sono gravissime, così come testimoniano e denunciano i numerosi video, foto, interviste raccolti subito dopo. Ciò che è successo sabato mattina è inaccetabile La tre giorni napoletana che ha preceduto il corteo è stata caratterizzata dalla penuria di assemblee, spazi di riflessione e di dibattito interno, elaborazione di strategie e riflessioni alternative. L'idea portante sembrava essere quella di "alzare il livello della conflittualità". Logica vecchia e miope: era importante creare un evento mass-mediatico, come poi è stata la manifestazione di sabato 17 marzo? Secondo la polizia, oltre 100 persone sono state ferite o contuse, mentre sono state 16 le persone fermate. Non parlo degli ultimi aggiornamenti sugli scontri e sugli arresti dei poliziotti perchè aspetto i verdetti della magistratura. Sarà presente un pulsante per le foto di questa manifestazione,uno per la home page e uno che riporta alla sezione manifestazioni.
15 GIUGNO, GOTEBORG: Era la festa dei manifestanti anti-globalizzazione, si è trasformata in una tragedia. Tre giovani sono stati feriti da colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia svedese, le loro condizioni sarebbero gravi, le prime notizie parlavano di due morti. Quaranta i feriti.E' accaduto in serata nella zona dell'Università al centro, ai margini della grande manifestazione che ha vissuto anche momenti di forte tensione. La zona dell'incidente si trova a un paio di chilometri dal Palazzo dei congressi dove si era appena concluso il primo giorno di lavori del summit. Un centinaio di poliziotti in assetto antisommossa presente nei dintorni dell'ateneo si sarebbero ritrovati a fronteggiare 1500 giovani che partecipavano a una manifestazione presto degenerata, e un agente avrebbe perso la testa, estraendo dalla fondina la pistola e sparando ad altezza d'uomo La notizia creò momenti di panico e di forti emozioni nella sede del contro-forum, dove migliaia di giovani si stavano radunando per partecipare alla festa serale, già rovinata dagli oltre 600 arresti compiuti dagli agenti nel tardo pomeriggio; dopo l'episodio dello sparo gli scontri sono diventati violentissimi con assalti ai furgoni della polizia, di cui ben sette sono stati dati alle fiamme.. L'atteggiamento degli oltre 20mila agenti svedesi era comunque chiaro: infatti con violente cariche a cavallo e a suon di manganellate le autorità avevano deciso di affrontare i giovani più radicali con una politica repressiva che faceva temere il peggio. Eppure, nonostante la presenza di numerosi gruppi del cosiddetto black block, il "blocco nero" di anarchici, squatter e di alcuni sindacati di base decisi a irrompere nella zona proibita accanto al centro congressi, la città aveva vissuto un giorno di festa molto più sentito di quanto facessero credere le immagini di scontri mandate in onda per tutto il giorno nei "reportages" delle Tv del grande circuito internazionale.Gli efficentissimi addetti municipali della seconda città svedese avevano però piazzato in quattro e quattr'otto delle passerelle di legno a coprire il tappeto di pietre e vetri testimone degli incidenti, gruppi di poliziotti in assetto antisommossa e dai visi arrossati di caldo e fatica se ne stavano discreti, a gruppetti, sul marciapiede.Si erano ridestati solo al rumore di tamburi e slogan del grande corteo del pomeriggio, un altro mondo rispetto alla guerriglia della mattina.Dalla Jarntorget, la "piazza del ferro", intorno alle 20 una massa immensa e colorata si era affacciata nello stradone che porta dritto dritto al grattacielo Svenska Massan (la "mostra svedese"), il nuovissimo centro congressi che ospita il summit dei potenti d'Europa, sono tanti, almeno 20mila, forse anche di più. La Svezia si era svegliata intorpidita a scoprire che il "popolo di Seattle", quella variopinta comunità umana che reclama pace e giustizia sociale, ambiente pulito e sviluppo senza distruzione, alberga anche nella Scandinavia che sembrava anestetizzata da 50 anni di socialdemocrazia. I giovani vestiti di rosa che danzavano intorno ai cartelloni di "Reclaim the streets", dell'organizzazione Attac! e del Vanspartiet (il partito della sinistra), sono sì e no tra i 18 e i 30 anni, e sono tanti quelli col passaporto targato Regno di Svezia. Tanti i tedeschi, soprattutto i giovani squatter e i ragazzi della Pds, i francesi di Attac!, che solo in Svezia ha oltre 5mila attivsti, anche italiani. Intorno alle 8 e trenta il fiume colorato sorpassa la falange di celerini che sorveglia dall'alto del "muro fortiificato" che separa la gente e la città dalla cittadella dei potenti, mai come ieri recintati e blindati. A fare da barriera, visto che le iniziali reti metalliche erano state presto divelte nelle scaramucce di giovedì, ci sono ora degli enormi container arancioni arrivati direttamente dal porto. Sotto, a mo' di sfida, i giovanotti del black block, gli anarchici e gli squatter che in mattinata hanno dato battaglia alla polizia, agitano le bandiere rosse-nere e di quando in quando scagliano grossi sampietrini contro il muro. I poliziotti indossano caschi e armature, partono salve di fischi e qualche applauso ironico. C'è di tutto, in mezzo ai manifestanti che se la prendono con i giornalisti perché "quattro ragazzi vestiti di nero che sfasciano una vetrina diventano il simbolo di una protesta che invece è tutt'altro" come protesta Cristoph Ventura, arrivato da Parigi con i giovani di Attac!Ventimila poliziotti in assetto di guerra, il centro completamente vietato alla gente, posti di blocco e perquisizioni continue, persino l'assalto ad una scuola dove i servizi segreti svedesi dicevano che i manifestanti avevano delle armi e dove sono state trovati solo resti di succhi di frutta e lattine di birra: tutto sembrava quasi preparare la battaglia e la fine tragica, che poi c'è stata. Molti i cartelli contro l'Europa, e qui la piazza sembra più divisa. Gli scandinavi sono i più schierati contro l'Ue e l'euro, mentre altre associazioni e organizzazioni preferiscono concentrare il fuoco della protesta su questioni come la globalizzazione e la riduzione del debito. C'è "Drop the debt", l'associazione non governatiiva che chiede la cancellazione dei crediti dei paesi ricchi verso il terzo mondo, ci sono gruppi di base della chiesa cattolica e protestante, a fianco degli ecologisti, tutti rigorosamente a bordo di biciclette, che innalzano cartelli contro il caotico traffico di Stoccolma, un deserto di pace rispetto alle medie italiche. Almeno quaranta i feriti, due sono gravissimi. Seicento gli arrestati.