HACKING THE SCIENCE!

 

"Hacking the science" e' una idea pazzerella che in tante occasioni e' venuta fuori. Dai primi incontri e seminari fatti sulle biotecnologie, dentro il recente hackmeeting di bologna, nelle liste piu' disparate (rekombinant su tutte), dentro i singoli gruppi che lavorano sul tema della scienza, nei discorsi che gli studenti delle universita' dedicano al diritto al sapere. Perche' non discuterne allora? Perche' non incontrarsi seduti in circolo e mettere in moto l'intelligenza collettiva?
L'incontro di Firenze del Social Forum Europeo fara' arrivare da tutta europa un sacco di gente.
Magari ci saranno anche ricercatori, giovani dottorandi, scienziati, studenti o piu' semplicemente persone che si interessano di scienza in un modo o nell'altro. Perche' non provare ad incontrarsi e' parlare di come possa essere fatto hacking della conoscenza scientifica per sottrarre conoscenze, applicazioni tecnologiche e persone alle logiche privatistiche del business e messe a disposizione di fini sociali: salute, energie, tempo libero. A noi e' venuto in mente di lanciare l'idea, costruiamola e diamogli una forma in modo aperto. Puo' essere divertente.
Fare hacking della scienza e' una provocazione che prende atto della profonda influenza che la
cultura digitale ha avuto, e avra' sullo sviluppo della ricerca scientifica, tanto da modificarne
linguaggi, organizzazioni, strumenti, oggetti di studio e soggettivita' produttive. Alla domanda:
quale e' stato l'effetto della rivoluzione della rete sulla scienza possiamo dare una risposta
perentoria! Enorme! Tale risposta merita tuttavia di essere svolta, possono uscirne cose simpatiche,
soprattuto dal punto di vista dell'hacking.......

La e-science

Un passo indietro. La rete ovvero questo ibrido di connessioni tra unità di calcolo locale (i nostri PC) , depositi di dati (server che ospitano i siti), unita' di calcolo centralizzate (cluster di super calcolatori) deve non poco al mondo della scienza. Le prime teorie di trasmissione dei segnali e teorie dell'informazione, la difinizione degli strumenti tecnologici come transistor, silicio e tutta
l'ambaradan necessario per la miniaturizzazione dell'elettronica, i primi linguaggi di programmazione numerica, fino ad arrivare ai protocolli di trasmissione HTTP. Per non parlare
della scienza intesa come comunita', forse la prima comunita' attraversata e innervata dalla
comunicazione digitale.
Ma le rete, come in generale la cultura digitale, e' cresciuta, si e' emancipata dalla ristretta comunita'
scientifica. Ha iniziato ad attraversare il cinema, l'arte, la pubblicita', e poi la politica, la vita
quotidiana, il superfluo e il necessario, il divertimento e il lavoro. Insomma e' divenuto un fenomeno socio economico analizzabile ad infiniti ordini di scala differenti: dal SMS "Scusa Ciccio
stasera arrivo tardi" alle linee di comando "ssh sterps@asterix.it"; dalle previsioni finanziarie alle
previsioni climatiche! Questa penetrazione ed estensione tecnologica si e' accompagnata a
nuove innovazioni tecnologiche e simboliche. I linguaggi si sono rinnovati per fare fronte a nuove
e multiformi esigenze: nuovi linguaggi di programmazione, nuove tecniche di connessione,
nuovi strumenti di calcolo ( semplificati o complicati, palmari o videogames ). La rete ha sviluppato se stessa anche in modo autonomo!

A distanza di qualche anno e' interessante notare come molti dei sottoprodotti costruiti e ideati nella
fase esplosiva della cultura digitale in rete siano ritornati nella scienza. A differenti livelli, a
differenti scale puo' essere guardata questa relazione, che in fin dei conti si e' sempre costruita
sulla pratica dell'hacking: prendi conoscenze, entraci dentro, modificane lo spettro d'uso.

Il primo aspetto da considerare e' quello della comunicazione a distanza. La struttura della rete
ha influenzato e plasmato l'organizzazione della ricerca scientifica divenuta sempre meno
centralizzata e sempre più ramificata. Il prototipo di questa transizione e' rappresentato dal Progetto
Genoma Umano, portato avanti da migliaia di laboratori sui quali e' stata distribuita l'operazione
di sequenziamento. A tale fisionomia fa eco la reticolare strutturazione dell'imprenditoria
scientifica che ha ibridizzato la rigida forma della ricerca separata in Istituti pubblici, governativi e
industriali. La dimensione reticolare della ricerca ha posto l'esigenza della comunicazione
dell'informazione e della conoscenza. Questo problema ci porta direttamente dentro il
secondo aspetto, quello della circolazione della conoscenza. Due opzioni sono state perseguite: la
prima e' quella della costituzione dei DataBase di pubblico dominio, come ad esempio le banche dati delle sequenze genetiche, delle strutture proteiche. La seconda, privatistica, ha cooptato l'opzione mercantile della rete: accedi ai dati solo se paghi. Anche la classica forma della comunicazione scientifica, quella delle riviste, vive questa duplice opzione. Ci sono banche dati dove i risultati vengono pubblicati senza l'iter del refereggio e messi a disposizione diretta della comunita' scientifica. Le riviste tradizionali hanno scelto invece l'opzione dell'accesso a pagamento, e cosi si puo' accedere a certe riviste solo se il laboratorio o il centro di ricerca paga. Gli strumenti necessari per organizzare e gestire questa nuova organizzazione della conoscenza scientifica vengono direttamente dal mondo della rete. Vengono ulizzati linguaggi ad hoc per interrogare i data base o sottometterre via web ricerche complicate ed incrociate. Un ulteriore piccola rivoluzione e' in corso e riguarda direttamente il problema della creazione di scienza in rete. Questo problema riguarda per ora le discipline ad alto contenuto "digitale", in particolare le scienze computazionali. Se sei un bioinformatico e vuoi analizzare le strutture di certe proteine, studiarne le omologie, incrociare i dati hai a disposizione certi software, accessibili via rete che lavorano in remoto e ti rimandano i risultati. Per il mondo della computazione hard, simulazioni fisico/chimiche/biologiche una nuova opzione sta per essere messa a punto. Si chiama computazione on the grid. Vengono cioe' messi a disposizione pacchetti software e cluster delocalizzati di computer e tramite web un utente puo' connettersi, usare il software e produrre le proprie simulazioni. E' inoltre in corso di ideazione la possibilita' di utilizzare anche apparecchiature sperimentali aumentando il numero di operazioni fattibili on line. Infine, la rete e l'approccio cooperativo nato e crescituo per lo sviluppo di programmi free, e' stata ripresa da microcomunita' computazionali per evolvere i codici ed algoritmi. La rassegna non si esaurisce qui. La scienza non riprende solo opzioni tecnologiche,
talvolta riprende anche vere e proprie conoscenze: chi l'avrebbe mai detto che alcuni algoritmi ideati per la computer grafica dei video giochi potessero esssere di vitale importanza per lo studio delle proteine. E allo stesso tempo chi avrebbe mai immaginato che vere e proprie sotto nicchie di
ricerca teorica avrebbero preso il www come oggetto di ricerca , come forma esemplicativa di importanti problemi generali.
Quanto detto serve a definire questo ibrido conoscitivo, organizzativo, semantico che e' la e-science ovvero la ricerca scientifica nel contesto della connessione digitale planetaria.

E' possibile hackerare la scienza?

Quando diversi domini di conoscenza si incontrano, si scambiano vocaboli, concetti, metodi, strumenti tecnologici. Non solo ma si scambiano anche persone e attitudini sociali. Quando la scienza ha incontrato i militari si e' irrigidita, divenendo segreta. Quando serviva da supporto allo sviluppo fordista dell'economia ha massificato i ricercatori. Quando la scienza ha incontrato il mercato della new economy si e' finaziarizzata e diffusa. Allo stesso tempo ha precarizzato e flessibilizzato l'attivita' di ricerca e segretato in modo nuovo, con il brevetto ovunque la conoscenza.
Da un punto di vista conflittuale, quando la ricerca si scambiava amorevoli baci con i militare e con le dirigenze delle economia di stato, la sua comunita' ha iniziato a diffondere pratiche pacifiste e
rivendicazioni salariali. Oggi e' lecito pensare, e inizia ad essere cosi, che il contesto della e-science possa far crescere e diffondere alcuni conflitti. La natura di questi conflitti e' strettamente legata allo spirito conflittuale che dentro il mondo della rete le culture digitali libertarie hanno fatto crescere.
La rete ritorna sulla scienza anche con un carico di idee e pratiche conflittuali. La grande questione
che ci troviamo di fronte e': come liberare le energie positive della ricerca scientifica e sottrarle
al dominio privatistico che le occulta e ne impedisce la circolazione e la modificazione. In altre parole: e' possibile fare hacking della conoscenza scientifica?

Alcune assi
Da buoni scienziati fissiamo alcune assi di
riferimento.

Free Science
Il primo aspetto riguarda l'accessibilita' dell'informazione. La smania imprenditoriale che sembra aver invaso la comunita' scienetifica sta conducendo ad un radicale occultamento dell'informazione. Iniziano a nascere reazioni a questa logica. Le prime hanno visto come protagonista il mondo della genetica. Di fronte al rischio di trovarsi l'intera sequenza del patrimonio genetico segretato dalla iniziativa imprenditoriale della Celera genomics, il consorzio pubblico del progetto genoma umano ha raddoppiato gli sforzi per rendere di pubblico dominio i dati finali del sequenziamento. Un evento che ha rappresentato il campanello di allarme di un trend iniziato anni fa con il sequenziamento del genoma di altri organismi di grande interesse per la ricerca biomedica, come l'Hemophylus influenzae e la Drosophila melanogaster. La parola chiave di questo nuovo business è accesso. Il brevetto e la proprietà intellettuale permettono alle aziende private di mantenere il monopolio sui risultati delle ricerche scientifiche, garantendo loro la realizzazione del profitto. Di volta in volta a essere oggetto della speculazione possono essere organismi modificati (sia transgenici che selezionati per mezzo di tradizionali tecniche di incrocio) sequenze geniche, reagenti da laboratorio o semplicemente le tecniche utilizzate negli esperimenti. Esattamente come succede nell'informatica, il brevetto può coprire il prodotto (software) ma anche il processo con cui viene sviluppato (algoritmo).

Inoltre è impossibile ignorare le strane metamorfosi che si stanno verificando nelle pubblicazioni scientifiche. Compaiono ricerche "fantasma" prive di dati (vedi il caso della Syngenta e della pubblicazione del genoma del riso) e lavori accettati dai referee che diventano poi oggetto di campagne denigratorie, evidentemente pilotate da interessi ben precisi (vedi caso Nature e il mais transgenico di Oxxaca).

L'accessibilita' ai risultati delle ricerche scientifiche è ritenuta dalla gran parte della comunita' scientifica una condizione necessaria per il libero evolversi della ricerca. Difesa e attacco si misurano sulla resistenza all'introduzione di una logica privatistica in ogni aspetto della ricerca e allo stesso tempo si avvale della prefigurazione di spazi che devono essere mantenuti accessibili a tutti , come i DataBase di cui sopra e nuove esperienze di riviste on line totalmente libere.

Il business dell'editoria scientifica

Il mercato delle pubblicazioni scientifiche si basa su un meccanismo piuttosto semplice: spesa ridotta e alto profitto. I lavori che vengono pubblicati sono realizzati, nella maggior parte dei casi, con i finanziamenti pubblici. I referee (cioè gli scienziati che sono incaricati di giudicare il valore scientifico della ricerca), cambiano di volta in volta, lavorano in incognito e a titolo gratuito. E' in questo modo che viene garantita l'autorevolezza della testata (vedi Science, Nature ecc.). Ma l'abbonamento alle riviste specializzate è carissimo e ancora di più lo è quello on-line. Inoltre la proprietà delle testate sono concentrate nelle mani di pochi gruppi editoriali (www.elsevier.com; www.nature.com), che in questo modo dettano legge nel mercato delle pubblicazioni scientifiche. Per questo l'iniziativa di rendere accessibili on-line le pubblicazioni scientifiche dopo un ragionevole periodo di tempo(vedi www.publiclibraryofscience.org ) ha scosso i lettori delle riviste che rivendicano il diritto alla libera circolazione della conoscenza. La questione diventa stremamente rilevante se si considera l'asimmetria tra paesi ricchi e poveri, ovvero tra paesi che possono accedere a conoscenze e quelli che non se lo possono permettere. In istituzioni dove l'acquisto di uno strumento base come un microscopio è proibitivo, pensare di sottoscrivere un abbonamento alle riviste specializzate diventa folle. Iniziative come quella di Nature, che rendere disponibili on-line solo le pubblicazioni scientifiche ritenute interessanti per i paesi in via di sviluppo (vedi www.scidev.net) non possono essere d'aiuto. Se si vuole superare il modello assistenzialista che finora ha contraddistinto le politiche di cooperazione allo sviluppo dei paesi occidentali, non si può prescindere dalla diffusione delle conoscenza scientifiche e tecnologiche, necessarie per la formazione di una coscienza cultrale e di personale specializzato.

Social Biotech e similia

La questione dell'accesso all'informazione e' il lato immateriale del problema. Esiste poi il lato
materiale, misurato sulla possibilita' di utilizzare e trasformare le informazioni in impresa
tecnologica. Il caso eclatante di questa privazione, dovuta alla logica pirvatistica, e' rappresentato dal problema dell'accessibilita' terapeutica. Se la scienza oltre a rappresentare un modello per
formalizzare la "natura" , vuole continuare ad essere motore della trasformazione materiale della
natura stessa non puo' permettere che questa potenzialita' sia nelle mani di poche multinazionali.
Nel caso specifico quelle farmaceutiche, che in nome di un evasiva difesa del diritto di autore,
impediscono la distribuzione gratuita di farmaci assolutamente necessari. Anche rispetto a questo
qualcosa si muove: dal flop del processo intentato dalle Big Pharma contro il governo del Sud Africa che aveva prodotto e importato farmaci fuori dal cappio del brevetto, per arrivare alle iniziative di MSF e al suo nuovo programma di ricerca. Microcristalli di hacking sociale/scientifico che rappresentano un modello di sviluppo. Questa idea deve iniziare a diffondersi dentro il dominio della ricerca biotecnologica. La biotecnologie sono delle risorse, sopratutto per la salute pubblica. Lo sviluppo di questo campo di conoscenza deve essere svincolato alla fame di profitti delle
industrie agroalimentari e di quelle farmaceutiche. Questa opzione si misurera' sulla possibilita' di
riprodurre un clima di pubblico dominio delle conoscenze specifiche e sulla definizione di una
sorta di licenza GPL specifica che possa fare da argine all'invasività del brevetto e al tempo stesso
rappresentare un punto di ancoraggio per chi a questa opzione vuole sottrarsi! In california un gruppo di biologi, in particolare bioinformatici, ha intrapreso questa strada mostrando come si possa fare ricerca in modo libero. Ancora una volta il supporto digitale rafforza la pratica, che tuttavia inizia a risuonare con il malumore che si vive sia dentro le grandi cattedrali segrete della ricerca farmaceutica sia dentro la ricerca pubblica nei confronti della logica esclusiva del business (vedi Les Pirates du Génome).

Hacking the comunity
Il fenomeno di hacking non puo' essser visto solo come fenomeno tecnico. E' anche un fenomeno
sociale, nel senso che anche la comunita' scientifica deve essere aperta. La forza del movimento globale e' stato quello di aver rappresentato un piano di attrazione che ha messo in moto, o dato risonanza, a pezzi di comunita' scientifica fuori dalle logiche privatistiche del profitto. E' giunto il momento di connettere ancor di piu' questi pezzi di comunita', e iniziara a coniare i termini di un discorso che la comuita'scientifica possa sviluppare. Per questo motivo abbiamo provocatoriamente usato un termine come hacking the science. Questo termine, oltre agli evidenti aspetti tecnici, allude ad un senso di identita' orizzontale che puo' attraversare la comunita' scientifica innervata dalla cultura digitale. E' una testa di ponte per inquadrare i problemi interni della comunita' scientifica: libero accesso alle risorse; aprire la comunita' al frastagliato universo sociale. Libera costruzione di conoscenza e applicazioni tencologiche.