Diritto alla comunicazione nello scenario di fine millennio

 

 

Non sono daccordo sull'autoregolamentazione,cosi' come si diceva nell'ultimo intervento (Alcei ndr), l'etica di rete che mi piace e' quello di dirci chiaramente quello che pensiamo che quindi la rete puo' essere un luogo dove non necessariamente appariamo come una tribu' omogenea, ma come persone, utenti, sysop,giornalisti e quant'altro che su un argomento la pensano in una maniera, si confrontano con gli altri ed imparano dagli altri. Il discorso dell'autoregolamentazione mi fa venire in mente quello che valeva rispetto ai giornali al loro inizio intorno alla meta' del '700, quando si pose il problema di trovare delle regole nella costruzione e produzione dei giornali. Un filosofo tedesco Habermass, che secondo me si dovrebbe rileggere quando si parla di etica di rete, dice che quelle discussioni hanno portato solo ad una cosa, alla costituzione in Europa che poi e' stata cancellata nel corso di 150 anni di una corporazione: quella dei giornalisti , non vorrei che in rete si arrivasse alla costituzione della tribu' dei cowboy della consolle e per questo non mi piace un meccanismo di autoregolamentazione; penso che la rete sia un luogo dove persone s'incontrano si scambiano messaggi che possono anche confliggere tra di loro, mantenendo le proprie posizioni e magari dando vita a dei BBS locali su interessi specifici che li appassionano in quel momento. Se allora dobbiamo discutere di qual e' il panorama delle proposte di legge sulla regolamentazione del cyberspazio ci dicessimo subito i punti di divergenze tra di noi. Inoltre io sono contento che i repubblicani in America si siano accorti di Internet e del cyberspace, poiche' in qualche modo li costringe a confrontarsi con un mondo che e' a loro alieno e che costringe anche chi viaggia in rete a confrontarsi con un interesse da parte di un potere politico come quello americano che e' abbastanza tollerante quando ci sono in merito liberta' e diritti individuali, ma e' altrettanto intollerante quando questi diritti individuali entrano comunque in rotta di collisione con le compatibilita' economiche che quel sistema ha, per questo valuto abbastanza positivamente Ghinvich anche se spero di non trovarmelo mai accanto ed anche se e' definito una sorta di Lenin del cyberspace, certo da destra come lo definiscono i giornali americani e che ha il suo padre fondatore in Alvin Toffler che viene considerato il Marx del cyberspace, al di la' delle battute dei giornali anche li' c'e' una situazione in movimento e che ci costringera' a rivedere le nostre idee anche da qui a poco tempo. E' finita l'era della frontiera elettronica, nel senso che per un periodo tutti piu' o meno abbiamo avuto la possibilita' o di partecipare o di dare vita a zone temporaneamente autonome, qull'era li' mi sembra finita perche' il cyberspace dipende da una tecnologia che e' in forte movimento, che produce continuamente innovazioni, e cambiamenti di scenari abbastanza rapidi, per cui sono daccordo su di un'autoregolamentazione ma che si basi su tro o quattro diritti che vadano garantiti e una pratica antimonopolistiche deve essere comunque uno dei punti centrali di qualsiasi intervento sul cyberspace; provate a pensare quella che viene chiamata la sinergia o la convergenza tra due tecnologie parenti ma distanti come possono essere la televisione e l'informatica, tale convergenza fa si che il cyberspace diventi anche un possibile businnes, un progetto di legge impedisca la costituzione di monopoli nella fornitura e nell'erogazione di servizi nel cyberspace la saluterei come una legge positiva che dovremmo in qualche maniera, nello spirito che animava l'intervento di Raf , fare nostra come nostra proposta d'iniziativa politica . Credo inoltre che non ci sia il problema della liberta' di comunicazione, ma credo che uno dei diritti che vada salUvaguardato sia il diritto alla comunicazione, che e' una cosa diversa dalla liberta' di comunicazione, quella comunque e' garantita da quasi tutte le costituzioni dell'Europa e del mondo occidentale (diverso e' il discorso nel terzo mondo), ma diritto alla comunicazione significa possibilita' di accedere a strumenti per comunicare, e' quel diritto che a me interessa che venga garantito. Questo secondo elemento ritengo importante per non rimanere dentro la palude della discussione "regolamentazione si, regolamentazione no" che in qualche BBS e' cresciuta. Terzo elemento che non mi convince e' contenuto nell'intervento di Antonio Caronia relativamente su una sorta di doppio binario, su una zona dove si produce innovazione e zone invece che sono piu' lente. Io credo che il fatto di trovarci di fronte ad una tecnologia come quella informatica, basti pensare a tutti i discorsi sulla macchina universale, sul fatto che fa calcoli oltre a trasportare informazioni ecc.., quel tipo di tecnologia non permette la costituzione di un doppio binario, penso che queste due zone abbiano perso dei confini certi come era poi in passato: sicuramente "innovazione" si produce in zone che possono essere considerate marginali e che tali zone possono essere considerate talmente innovative da costringere l'altra parte a misurarsi non con lo stesso percorso che il gruppo marginale ha intrapreso, ma di misurarsi con il punto piu' avanzato a cui quel gruppo e' arrivato; quindi questi due elementi, queste due zone quasi distinte che possano convivere o non esistere di fatto grazie alla tecnologia come quella del computer, almeno di pensare di fuggire dallo scenario cche ci viene prospettato, che e' uno scenario in forte movimento e di fare come dice un personaggio che molti di noi amano come Achim Bei quando su una zona temporaneamente autonoma lo sguardo del potere si posa allora e' meglio prendere ed andarsene da un'altra parte. Noi potremmo fare questo rispetto ad uno scenario che abbiamo di fronte secondo me pero' perderemmo quell'acquisizione di forza che e' anche una forza contrattuale e politica che generalmente le tribu' del cyberspace hanno conquistato; secondo me siamo in una fase in cui non ci conviene abbandonare le zone temporaneamente autonome, dove siamo stati piu' o meno tutti nel cyberspace e di scegliere anche il terreno di conflitto che ci viene imposto dall'avversario capendo benissimo che abbiamo acquisito una forza politica, come dire da spendere, perche' ci siamo stati in quel terreno ed abbiamo piu' strumenti per inervenire. Per finire penso che, finita l'era della frontiera elettronica, il fatto di trovarci su di un terreno definito anche se in continua mutazione ci dovrebbe obbligare a pensare quello che e' accaduto in questi anni, la costituzione di una sfera pubblica che ha intrcciato argomenti ed elaborazioni e che tale sfera si presenta come un soggetto politico, sapendo benissimo che al proprio interno ci sono diversita' divergenze , culture diverse ma che complessivamente si presenta come una sfera pubblica che si da degli strumenti politici per intervenire, altrimenti corriamo il rischi di apparire esattamente come ci dipingono, come una sorta di persone un po' strane, che hanno una passione innata per una macchinetta e per una tastiera ai quali vada garantita la possibilita' di rimanere un po' strane, io non credo che chi e' stato in rete, chi ha messo in piedi BBS sia una persona strana, credo che sia un uomo, una donna che ha deciso di utilizzare uno strumento per fare delle cose, perseguire obiettivi e per elaborare progetti anche di acquisizione di reddito, di sviluppo direti di solidarieta' sociale ecc.. , se noi accettiamo l'idea di considerarci come una sorta di gruppo iniziatico che e' padrone di un sapere e che deve porsi il problema di trasmetterlo agli altri, perderemmo gran parte della capacita' di intervento che abbiamo avuto in tutti questi anni. Credo infine che l'oggetto di discussione sia cosa dovremmo fare da qui a quei due anni che indicava Raf come il tempo indispensabile per non rimanere dietro o cancellati da un'ipotesi corposa e concreta che e' quella della deregolamentazione a livello comunitario delle telecomunica

www.strano.net/snhtml/atticonv/vecchi.htm - 9k