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La musica è bella

 

 

di Giuseppe Chiari

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(conferenza a cura di Tommaso Tozzi per il progetto “Arte, Media e Comunicazione”, 1997)

 

Parlerò di musica, perché è il tema che più conosco o che più avrei desiderato conoscere. Nel nostro mondo, ovviamente parlo del mondo occidentale: Europa, America, un mondo sottolineato dalla religione cristiana  c’è moltissima musica: l’ascoltiamo continuamente, attraverso radio, tv e non solo in casa, , non solo andando a concerti o a teatro ma anche fuori come sottofondo nei negozi, nei centri commerciali anche quando non la cerchiamo la troviamo, la riceviamo continuamente, sono eccezionali i periodi di silenzio, sono normali invece i periodi di musica o se vogliamo di suono o di rumore, il che è molto diverso da 100 anni fa, la maggior parte delle persone non aveva molti mezzi per acquistare un posto a teatro, e le persone si cucivano gli  abiti, risparmiava denaro per andare ad una serata musicale. questa può essere considerata una caratteristica dell’ ‘800, poi c’è il periodo in cui si diffondono le musicassette e la musica entra nei bar  e nei caffè, si va a ballare oggi la musica viene trasmessa continuamente ed in alcuni casi musica ascoltata da chi la sta suonando, e questo è abbastanza discutibile , perché suonare attraverso il playback è fare finta il  suonatore che vediamo suonare mima l’azione, la ripete anche vocalmente apre e chiude la bocca, ciò che ascoltiamo è musica registrata come succede a  tantissimi concerti per esempio di Madonna, degli U2 ecc..

Noi occidentali abbiamo molta musica, malgrado ciò manca il tipo di valutazioni, forse non tanto quanto necessiterebbe: la cultura ufficiale ( perché esiste una cultura più di massa, più popolare, più giovanile) , diffonde il messaggio che esiste una musica bella, importante alta, ed è  questa che viene presentata ai  grandi festival e presso  importanti teatri e di solito è musica classica.  Dopo averla riconosciuta come tale la puoi ascoltare comprando le incisioni su musicassetta ma questo è un controsenso, prima perché la si ascolta in tempi ridotti, ascoltiamo musica classica per un centesimo del nostro tempo e ciò è dovuto al fatto che è culturalmente imposta. Infatti ci sono alcune persone che non hanno mai ascoltato Beethoven e non lo ascolteranno mai sia  perché vogliono sia  perché mancano le occasioni, e comunque non la riceverebbero. La cultura ufficiale trasmette il messaggio che la cultura  importante ed è quella che viene dall’alto  e ci sono  persone che con indifferenza o con sottomissione lo ricevono, magari ascolteranno tutta la vita una canzone popolare, musica da film, un ritmo che poi balleranno nelle serate di libertà, , ma accettano il messaggio di “autocensura dalla cultura ufficiale. Molti non hanno il coraggio di controbattere il fatto che il proprio ascolto, è importante tanto quanto quello trasmesso dall’alto e nemmeno  di dichiarare “io ascolto musica da film, canzoni e questa è la musica per la semplice ragione che l’ho ascoltata per  tutta la vita”, e quindi non si pongono come alterità, ma lasciano che un’altra autorità, che si pone come tale in modo molto forte, molto preciso imponga il proprio volere esigendo dallo Stato  decine e centinaia di miliardi . L’atteggiamento della  maggioranza è di ignorare: “ non vado ai concerti di musica sinfonica non vado alle prime dell’opera, non vado perché non posso andarci e alla fin fine non voglio, la musica nella mia vita è una cosa secondaria perché passo la maggior parte del tempo a lavorare non ho nessuna auorità che parla nel nome della musica lascio questa autorità ad altri, anche se non me ne frega niente che altri abbiano questa autorità”. Questo è un fenomeno di autocensura  di rinuncia costerà caro, tornerà a rovesciarsi perché sicuramente la grande diffusione di musica  che noi abbiamo dovrà per forza arrivare ad un rovesciamento della situazione della geografia delle autorità. Facciamo un esempio trasferendo nel campo della letteratura, fino a poco tempo fa e per poco indico 100 anni ,che non sono tanti per la letteratura, era fatta di poemi: si pensi per esempio, che  Voltaire scrive l’Elleade , un poema lungo grande e grosso come l’Iliade e l’Odissea e lo scrive perché pensa che un letterato, un poeta debba scrivere un poema altrimenti  non è tale o per lo meno ne subisce quest’ordine  da parte dell’autorità di allora che considera la letteratura una sequenza di poemi. Voltaire non verrà mai ricordato per L’Elleade, ma verrà ricordato per  il Candide per le sue lettere per il Dizionario e le polemiche contro processi ingiusti. Per molto tempo lo studio sulla Divina commedia di Dante, su Sheakespeare, detiene lo spazio pari all’80% di lavoro delle  autorità nella letteratura, poi tutt’ad un tratto il fenomeno decade  ed avviene perché dopo sono stati scritti tanti libri di poesie e di sonetti aforismi di poesie: 10 righe, 20 righe, perché aveva c’era estremo bisogno di scriverli, non si pensava che per alcuni professori (sono i professori che decidono) avrebbero poi centrato l’attenzione su questi scritti. L’ottocento è rappresentato dall’infinito di Leopardi, ed è un’osservazione su una siepe che il poeta ama pochissimo, anche il tema è piuttosto semplice, intimista, non parla dell’Italia, della Patria, e la lunghezza del pezzo è piuttosto breve è una pagina, nel  momento in cui Leopardi scrive l’Infinito tutto ciò non era accettato sarà  riconosciuto molto tempo dopo.  Questi sono problemi della musica oggi cioè quelli  di distruggere questa autorità che esige grandi opere teatrali, sinfoniche e che con un’operazione snob incredibile disprezza tutto il resto ed è tutto il resto che la gente ascolta dalla mattina alla sera. Bisogna riflettere su questo. Ad una conferenza alla quale ho partecipato un musicista ha detto che si ascolta musica dalla mattina alla sera, alla televisione, nei negozi e che tutta questa musica è brutta, per trovare  la vera musica bisogna studiare: tutto questo ritengo  sia inaccettabile, perchè nessuno è obbligato a fare questo tipo di ricerca e poi ci vuole un minimo di sincerità verso se stessi. Capita spesso di rientrare  a casa dopo una giornata lunga e faticosa e di accendere la televisione, non per ascoltare un discorso, guardare un dramma, ma semplicemente  perché è una scatola colorata e sonora, la tv non è silente, priva di suono, nel momento in cui si ricerca questo si gode mezzora un’ora di questo suono, si  deve  avere il coraggio di ringraziarlo e di elevarlo e dire “questo  è il suono della mia esistenza”, questo suono è stato un amico e si  deve valorizzare, bisogna avere  il coraggio di farlo, quando l’autorità dice: “accendi pure la televisione ascolta i suoni e vedi tutti i colori che vuoi ma non è niente, quell’autorità mente spudoratamente non si  deve subire, disprezzare, ma ringraziare, trovare il modo di caronizzare, cioè rendere ufficiale il suono della tv, qualunque esso  sia è musica, perché è stato anche il  suono della tua vita.