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Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete

 

di A. Di Corinto e T.Tozzi

 

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3.2.1. Cibernetica, reti neurali, intelligenza e vita artificiale.

 

Negli anni quaranta e cinquanta una branchia della scienza ha cercato di risolvere attraverso il computer uno dei misteri che da sempre hanno affascinato l'umanità: il mistero della vita. Per essere più precisi, con ambizioni meno ardite gli scienziati hanno semplicemente cercato di simulare la vita attraverso i calcolatori. Indagando sulla mente umana gli scienziati hanno cercato di dimostrare che l'intelligenza umana funziona secondo dei procedimenti analoghi a quelli delle macchine (A). Se tale assunto fosse stato dimostrato era di conseguenza plausibile il costruire un'intelligenza artificiale attraverso i computer. Di fatto le ricerche dell'intelligenza artificiale sono servite più a dimostrare l'incontrario, ovvero che mente umana e computer sono due cose ben differenti (Gardner, 1985). Se un settore dell'intelligenza artificiale cercava di dimostrare l'assunto (A), un altro settore procedeva secondo un approccio inverso: cercava di costruire macchine il cui funzionamento fosse analogo a quello degli organismi biologici. Ad esempio, la cibernetica, teorizzata da N. Wiener nel 1948 (Wiener, 1948), ha cercato di scoprire quali fossero i meccanismi che permettevano ad un organismo vivente di autoregolarsi, di scambiare informazione tra le sue parti e ha cercato di simulare tali meccanismi all'interno di un computer. Intorno alla fine degli anni quaranta si tenne la Sixth Macy Conference dal titolo "Cybernetics: circular causal and feedback mechanisms in biological and social system" organizzata dalla Fondazione Macy. Vi parteciparono tra gli altri J. Von Neuman, O. Weblen, V. Bush, W. McCulloch, G. Bateson, N. Wiener,  e C. Shannon. C. Shannon era un dipendente della compagnia dei telefoni americana Bell che nel 1948 aveva scritto "A Mathematical Theory of Information" con cui furono gettate le basi della Teoria dell'Informazione. Era un testo che cercava di affrontare dei problemi di ingegneria delle telecomunicazioni e che sarà fondamentale per lo sviluppo futuro dei sistemi di telecomunicazione 1.

Stava dunque nascendo in quel periodo nella scienza un ambito di ricerca che oltre a affrontare il problema della retroazione (quello che grossolanamente può essere definito un dialogo tra le varie parti del sistema), indagherà sulle analogie tra i meccanismi della mente umana e quelli del computer. In seguito si svilupperà un tentativo di costruire computer basati su reti neurali, ovvero su sistemi analoghi al modo in cui funziona il sistema neuronale dell'uomo. E il sistema neuronale è una rete distribuita di neuroni. Una rete molto simile a quel modello di rete che è Internet.

Le ricerche della scienza stavano ponendo le riflessioni teoriche alla base della costruzione di un modello di comunicazione sociale (Internet) che simulava il modello di comunicazione tra le parti di un organismo vivente. Come già è più volte avvenuto nel passato, la natura è l'esempio tangibile cui rifarsi per modellare l'organizzazione sociale di gruppi umani 2, così come la realizzazione di una tecnologia. Così come avvenne nel settecento per le macchine antropomorfe 3, l'immaginario legato alle nuove tecnologie si popolò di robot e cyborg da una parte visti come strumenti al servizio dell'uomo, dall'altra come nuovi organismi in grado di minacciare l'umanità 4. Nel 1953 sempre Shannon pubblica "Computer e automi" in cui sono formulate molte delle domande successive dell'IA. Shannon prenderà nel 1953 due assistenti di laboratorio di nome J. McCarthy e M. Minsky. McCarthy e Minsky parteciperanno nel 1956 ad una conferenza al Dartmouth College finanziata dalla Fondazione Rockfeller che sarà l'inizio delle ricerche sull'Intelligenza Artificiale. Sarà McCarthy il primo a utilizzare il termine "intelligenza artificiale" nel 1956. Successivamente McCarthy e Minsky fonderanno il dipartimento di Intelligenza Artificiale al MIT. Sarà intorno ad essi, ed in particolare a Minsky che si riunirà un gruppo di studenti che vengono riconosciuti come i primi hackers e che con la loro filosofia e il loro appassionato lavoro di programmazione getteranno le basi per l'informatica che conosciamo oggi (Levy S., 1996a).

 

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