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GIOCO, DIDATTICA E SIMULAZIONE

Giocando si condivide un evento , in cui corpo e mente partecipano, viaggiano insieme. Il gioco infantile, fondato sulle più semplici simulazioni, è riconducibile al principio del transefert teatrale, ed è fortissimo.

Il bambino si trasfigura completamente nell'essere che rappresenta , così egli è anche buon spettatore che può spaventarsi orribilmente per il ruggito di ciò che egli tuttavia sa non essere un leone vero. È quanto scrive Johan Huizinga in Homo Ludens. Gioco teatro e simulazione hanno sempre svolto una funzione sociale importantissima, perché esorcizzavano timori collettivi, cercando di ricondurre la carica fobica delle paure ancestrali ad un valore simbolico, ad una rappresentazione che così sottraeva alla paura dell'incognito lo spazio per compiersi. Il gioco diventa quindi una forma di alfabetizzazione sensoriale ed emotiva, per questo didatticamente indispensabile per la formazione dell'individuo e non solo: quando si gioca si tende ad essere pervasi da un senso di esuberanza che ci fa esprimere gioia: quella per le cose che si fanno, solo per il fatto di farle.(1)

Quel "fare" può essere fisico ma anche immaginario, elaborando con la mente soluzioni fantastiche.

In entrambi i casi scatta una profonda soddisfazione che può essere definita come 'piacere della funzione': il piacere di percepire il nostro corpo e la nostra mente attivi in una serie di esperienze che ci danno la conferma del nostro funzionamento.

Il gioco è un ponte verso la realtà, consente per automatismo l' apprendimento, di riflettere in modo indiretto su se stessi, per valutare i propri limiti, un test d'autostima...

...è un'emozione sottile ma precisa, che avrete vissuto tante volte e che recentemente è possibile provare anche quando si entra in relazione con quegli ambienti digitali, cd-rom o internet in cui si è spesso sollecitati ad uscire fuori dagli schemi preordinati anche solo per ambientarsi. Ambientarsi. Stare nel gioco, ovvero nello spazio-tempo in cui agire, un cortile o una "scrivania" virtuale.

Stare nel gioco: a quel punto pensare al risultato, vincere o risolvere, nella dimensione ludica è secondario. Nel gioco cerchiamo la padronanza di noi stessi, che progressivamente sviluppiamo nella competizione, l'avversario diviene un pretesto, per confrontarsi, valutarsi.(2)

(1)-(2)Imparare Giocando, Carlo Infante, Bollati Boringhieri, 2000

 

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